sabato 25 giugno 2016

LA PIZZA VERACE NAPOLETANA


Ci sono periodi in cui mi piace fare e mangiare le stesse cose e uno dei cibi che più subiscono questa mia abitudine è la pizza. In questo periodo vado di Capricciosa ma c'è stato il periodo della quattro o cinque formaggi bianca, della scamorza e speck, della salciccia , funghi e grana, di tante altre e del calzone farcito.
Avevo 19 - 20 anni quando la mia pizza era il calzone farcito.
All'epoca, appena diplomato, in attesa di meglio avevo trovato lavoro come magazziniere presso il deposito di Brescia della Pirelli Cavi. Lavoro che mi occupava quasi completamente al mattino ma che al pomeriggio mi lasciava la possibilità di preparare un paio di esami di ingegneria in attesa che il rinvio del servizio di leva diventasse un atteso esonero.
Il week end lo trascorrevo di norma da mio padre a Gallarate; il sabato dandogli una mano nel suo lavoro e la domenica facendo escursioni in montagna, soprattutto in Val D'Ossola.
Il sabato sera mio padre non mangiava mai per cui andavo in una pizzeria vicino a casa, Il Ciclope, e ordinavo la mia birra media con il calzone farcito. Ero così abitudinario che ero arrivato al punto che entravo, mi sedevo, chiaramente sempre allo stesso tavolo, e senza ordinare arrivava la mia cena. In uno di questi week end mi fece conoscere un suo cliente che si occupava di impiantistica elettrica e che aveva solo 3 anni più di me. Antonio, questo il suo nome; origini napoletane e carica di simpatia contagiosa. Di solito, al sabato sera, mio padre si ritirava presto e io andavo al cinema. Dopo aver conosciuto Antonio il mio sabato sera venne stravolto e rivoltato come un calzino. Antonio mi disse: "Basta cinema. Da adesso in poi discoteca."
Ora, io e la discoteca non siamo mai andati molto d'accordo anche perché non è che il ballo mi attirasse molto.
Comunque mi venne a prendere verso le dieci di sera con la sua Rover 3500 Coupé, una macchina fantastica con interni incredibili, un gran motore e un consumo vicino a quello di una Ferrari; per fortuna pagava lui. Mi disse che non dovevamo arrivare troppo presto per cui andammo a berci una caffè ad Arona, sponda piemontese del lago Maggiore e dopo una bella chiaccherata ci avviammo verso la discoteca La Selva di Vergiate. Molto frequentata da milanesi in quanto i DJ erano quelli che all'epoca andavano per la maggiore nelle radio milanesi: Federico l'olandese volante, Leopardo, Albertino, solo per citarne alcuni.
Antonio si era occupato dell'impianto luci per cui il gestore lo faceva entrare gratis e non pagava nemmeno le consumazioni e io che ero con lui, idem.
Quando entrammo c'era già tanta gente anche se la serata disco non era ancora incominciata. Si usa va fare un'oretta di musica d'ascolto prima di scatenare le danze. Appena entrati mi portò verso le consolle, che erano poste un po' più in alto rispetto alla pista, e cominciò a salutare i suddetti DJ con baci e abbracci presentandomi con il suo più caro amico. Io pensavo fosse finita lì quando, non ricordo se fosse stato Federico o Leopardo, prese in mano il microfono e con la voce impostata come si usava allora: "Wow, un applauso per i nostri amici Antonio e Gianni, wow, wow, che stasera sono qui con noi e hanno voglia di vedervi ballare. Dai tutti in pista". L'effetto di quella sparata lo compresi solo poco dopo quando abbandonammo la zona DJ. Non eravamo ancora arrivati a livello pista che una decina di ragazze voleva conoscerci. Credetemi. Non ho mai conosciuto tante ragazze in una volta come quella sera, nemmeno ai raduni MTC e AIFB. Passammo una bellissima serata alla Selva fino alle due, poi, visto che si approssimava l'orario di chiusura, andammo in un locale a Gallarate che stava aperto fino al mattino dove incontrammo diverse persone che avevamo conosciuto prima. Tornai a casa che erano le 5. Mi misi a letto e ... alle 6 mio padre viene a svegliarmi visto che dovevamo andare in montagna. Noooo. Mio padre era un martello. Non arrivavi a un minuto tra una chiamata e l'altra e io continuavo a rigirarmi nel letto visto che nessuna parte di me voleva abbandonarlo. Questo fino a quando mio padre cominciava a ripetere cantilenando: "Alla sera leoni, alla mattina coglioni". Questo proprio non lo sopportavo e mi alzavo. Avevo passato un sabato serata stupenda e una domenica da incubo.
Ripetemmo le nostre serate molte volte e anche se erano sempre uguali, tipo, per chi l'ha visto, il film "Il giorno della marmotta", mi sono sempre molto divertito anche perché dalla volta successiva l'impegno della gita in montagna con mio padre fu sospeso.
Smisi di andare a Gallarate quando non fu necessario andare a dare una mano a mio padre e a Brescia aprì un locale splendido che rimase unico nel suo genere, il Discover. Locale ricavato in un vecchio cinema teatro in cui potevi accedere solo se in possesso di apposita tessera che non costava moltissimo ma che veniva data, in numero chiuso, ad insindacabile giudizio dei proprietari oppure se eri accompagnato da uno con la tessera. Il bello del locale era che la pista da ballo era ricavata sul palco, in platea divanetti e poltroncine e in galleria delle piazzole dove c'erano dei tavolini e dove la musica arrivava attenuata e potevi scambiarti due parole. Si pagava l'ingresso solo il venerdì e il sabato mentre al giovedì e alla domenica pagavi solo la consumazione. Una sera venne come DJ Leopardo e ci salutammo molto volentieri. Purtroppo non durò molto per questioni di "vicinato" leggasi ripicche di altre discoteche della zona. Provarono a riaprirlo un anno dopo con ingresso libero ma, tolto l'abbrivio iniziale non raggiunse mai il livello del primo.