sabato 25 ottobre 2014

LASAGNA CON FARINA KAMUT


Lo so che fate fatica a crederlo ma, una volta, anch'io ero magro. Anzi ero quello che si suol dire tutto pelle e ossa. Poi ... tutto ebbe inizio.
Erano i primi di novembre di tanti anni fa. Avevo 9 anni. Da qualche anno abitavamo a Brescia ma tutti i nostri parenti vivevano a Gallarate e dintorni. All'epoca le scuole iniziavano il primo di ottobre e quando arrivava l'inizio di novembre si stava a casa 4 giorni. L'uno e il due (Ognissanti e i Morti) di precetto per la Chiesa, il quattro Festa Nazionale delle Forze Armate (era la ricorrenza della fine della I guerra mondiale) e il tre ... ponte. Come sempre eravamo andati a Gallarate per la visita ai cimiteri luoghi dove, in quei giorni, si incontravano persone che non si vedevano da anni anche se vivevano nel circondario. Figuriamoci mia madre e mio padre che vivevano in un altra provincia. E a pranzo, con i parenti i discorsi erano sempre del tipo (chiedo scusa ai milanesi per il dialetto raffazzonato ma in italiano renderebbe meno):
- Tal set che g'ho est al cimiteri?
- No. Dim
- El Giuan co la so mié
- Qual Giuan
- Ma se. El fiö del Carlino.
- Qual Carlino?
- El Carlino de Fern. Ch'el che gha spusat la fiola de Bep el soterù.
- Ah! Ch'el che il fradel lo mort a suldà.
- A proposit! Tal set chi l'è mort?
E così via. 
Eravamo dunque in quel di Gallarate e poco prima di ripartire per Brescia avevo cominciato ad avvertire dei forti dolori sul lato destro del basso ventre e mi era venuta la febbre. Chiaramente i suggerimenti a mia madre si sprecavano: dagli questo; no, dagli quest'altro. Alla fine, dopo avermi chiesto se il dolore era sopportabile, ha deciso che saremmo ritornati a casa immediatamente senza darmi nulla.
Giunti a casa dopo breve consulto telefonico con un medico amico di famiglia e, su suo consiglio, i miei genitori mi portarono al pronto soccorso dell'ospedale dei bambini che era a pochi isolati da casa.
Mi ricoverarono immediatamente e senza nemmeno rendermene conto la mattina presto ero già in sala operatoria. Appendicite acuta con rischio di peritonite.
Mi fecero un piccolo taglietto chiuso con due pinzette metalliche.
E cominciò la mia degenza. I primi giorni totalmente a digiuno senza bere neppure l'acqua. Mia madre mi umettava le labbra con un fazzoletto.
Cominciavo a sognare ad occhi aperti polli arrosto con le patatine, le lasagne di mia madre e tanto altro ben di Dio.
Dopo l'operazione mia madre voleva stare con me anche di notte per cui mi trasferirono dalla corsia alla cameretta privata che tanto privata non era visto che eravamo in 4 degenti per stanza.
Qui, oltre alla fame e alla sete, avevo un problema ancora più grande. Nella stessa stanza era ricoverato un bambino di 4-5 anni che era caduto, aveva battuto la testa ed era in osservazione.
La mamma di questo bambino mi sembra fosse napoletana o comunque da quelle parti ed era di una simpatia devastante. Sì devastante perché era un continuo parlare, fare battute, raccontare storielle divertenti che di per sè erano piacevoli se non fosse stato che ogni volta che mi mettevo a ridere le pinzette dei punti mi facevano ricordare la loro presenza e all'epoca la mia soglia del dolore era molto bassa. Ricordo che pregavo mia madre perché andassero fuori dalla stanza a parlare.
Intanto le visioni dei cibi erano diventati incubi perché l'unica cosa che mi davano da mangiare erano minestrine. Minestrine; più che altro pappette.
Ero stato operato al lunedì mattina e la suora caposala cercava di rincuorarmi dicendomi che la domenica avrei potuto mangiare qualcosa di "solido", probabilmente un risotto. Ora, se ti parlano di risotto tu pensi a quello che ti prepara la domenica la mamma, sempre nella stessa pentola, sempre un po' abbondante perché riscaldato alla sera è ancora più buono, sempre attaccato alla padella così da poter raschiare via la crosticina e oggetto di liti con mio fratello su a chi toccasse farlo.
Le visioni di pollo e lasagne erano quindi inframezzate dal risotto.
Finalmente arrivò la domenica e attendevo il benedetto risotto. A mezzogiorno sentii il carrello arrivare, vidi la suora entrare nella camera con i piatti in mano e mettermi davanti il risotto. Guardai il piatto e vidi un riso stracotto, leggermente brodoso e ... rosso. Non avevo mai mangiato il riso al pomodoro e nonostante la fame lo assaggiai appena giurando a me stesso che mai e poi mai avrei mangiato ancora il riso al pomodoro.
Mi dimisero il venerdì successivo e non ricordo cos'altro mangiai. Ricordo solo che continuavo a dire a mia madre quello che avrei voluto mangiare quando sarei tornato a casa, soprattutto le sue lasagne.
Da allora ho iniziato a non essere più il bambino pelle e ossa di prima ma mangiavo di più e mi irrobustivo. Irrobustirmi perché a ingrassare, come tanti, dopo il matrimonio; sia il primo che il secondo.
Probabilmente anche senza questa degenza sarebbe successo ma siccome si deve sempre cercare la scusante o il responsabile allora verdetto sia:
Ospedale dei bambini di Brescia Umberto I - COLPEVOLE