Avevo sentito parlare delle raviòle dël plin, tipica ricetta piemontese, ma non avevo mai avuto l'occasione né di assaggiarle né di conoscerne a fondo ingredienti e procedimento di preparazione.
Ho quindi accolto con entusiasmo la scelta di Elisa del blog Sapori di Elisa di proporli come tema del mese per l'MTC.
Credetemi; è stato un sollievo scoprire che "plin" deriva dal dialetto piemontese e significa "pizzicotto" e, soprattutto, non ha niente a che fare con Cristina Chiabotto, guarda caso piemontese anche lei, ed il suo "plin plin" pubblicitario.
Ci mancava solo avere dei ravioli che favorissero la diuresi.
Prendo spunto da questo per raccontare un aneddoto capitatomi un po' di anni fa; precisamente nel 1985, il giorno di Ferragosto.
La mia prima moglie Alessandra ed io stavamo trascorrendo le vacanze in campeggio, nella roulotte di mio zio Pippo, sulle rive del lago Maggiore. Nostri vicini erano una coppia di Brugherio (MI) con il loro bimbo Luca di circa un anno, responsabile della decisione di mettere in cantiere la creatura che, puntuale, sarebbe arrivata nove mesi dopo.
Avevamo deciso di passare il Ferragosto facendo un pic-nic in Val Vigezzo nei pressi della cascata del Toce in quanto avevamo saputo che per quella giornata l'Enel ne avrebbe garantito il flusso completo.
ERRATA CORRIGE: Chiedo scusa, la cascata del Toce è in Val Formazza e non in Val Vigezzo (altro segnale che l'età avanza)
ERRATA CORRIGE: Chiedo scusa, la cascata del Toce è in Val Formazza e non in Val Vigezzo (altro segnale che l'età avanza)
Arrivati a destinazione ci "accampammo" in una magnifica area attrezzata nelle vicinanze di una vasca in pietra dove sgorgava dell'acqua freschissima.
Col passare del tempo avevamo notato che molte persone arrivavano dal paese vicino cariche di bottiglie e le riempivano con quest'acqua.
Ad un certo momento, il mio amico Massimo ed io, decidemmo di andare a bere un po' di quell'acqua e ci avvicinammo alla fontana dove un signore, che avrà avuto circa cinquant'anni, stava riempiendo le sue bottiglie. Cominciammo a parlare del più del meno e, ad un certo punto, Massimo chiese se quell'acqua avesse delle proprietà particolari visto il continuo via vai di persone.
L'uomo, serissimo, ci fissò e ci disse: "Quest'acqua, a parte che è purissima e proviene da una sorgente di alta montagna ma ha anche un effetto diuterico sull'organismo."
Vi lascio solo immaginare la nostra difficoltà, dopo questa affermazione, nello stare seri e non scoppiare con le inevitabili risate che vennero spontanee quando raccontammo il tutto alle nostre mogli e quando ci domandammo quali fossero questi "effetti diuterici" soprattutto su noi maschi.
Ho voluto legare in qualche modo le mie raviòle dël plin al territorio bresciano. Noi abbiamo i mitici "casonsei" (1) e, a seconda delle zone, vengono fatti con ripieno di magro (pane e formaggio), di carne o di zucca. Ho preparato il ripieno di magro sostituendo il classico formaggio grana con il molto più saporito e bresciano Bagòss e, per contrastarne un poco il sapore, li ho conditi non con il classico burro versato ma con una salsa alla zucca (2) molto più delicata e con una nota dolciastra a compensare la forte sapidità del formaggio.
Premesso che, come sempre quando si preparano i cansoncelli in casa nostra, anche la realizzazione delle raviòle dël plin ha coinvolto anche mia moglie Emanuela.
Abbiamo avuto qualche difficoltà a dosare gli ingredienti in quanto, di norma, ne prepariamo molti di più. Alla fine con le dosi indicate abbiamo preparato, con metà dalla sfoglia e con tutto il ripieno, ca. 100 raviòle dël plin, a mio avviso sufficienti per 4 persone.
Premesso che, come sempre quando si preparano i cansoncelli in casa nostra, anche la realizzazione delle raviòle dël plin ha coinvolto anche mia moglie Emanuela.
Abbiamo avuto qualche difficoltà a dosare gli ingredienti in quanto, di norma, ne prepariamo molti di più. Alla fine con le dosi indicate abbiamo preparato, con metà dalla sfoglia e con tutto il ripieno, ca. 100 raviòle dël plin, a mio avviso sufficienti per 4 persone.