martedì 24 settembre 2013

RAVIÒLE DËL PLIN CON BAGOSS E SALSA ALLA ZUCCA


Avevo sentito parlare delle raviòle dël plin, tipica ricetta piemontese, ma non avevo mai avuto l'occasione né di assaggiarle né di conoscerne a fondo ingredienti e procedimento di preparazione.
Ho quindi accolto con entusiasmo la scelta di Elisa del blog Sapori di Elisa di proporli come tema del mese per l'MTC.
Credetemi; è stato un sollievo scoprire che "plin" deriva dal dialetto piemontese e significa "pizzicotto" e, soprattutto, non ha niente a che fare con Cristina Chiabotto, guarda caso piemontese anche lei, ed il suo "plin plin" pubblicitario.
Ci mancava solo avere dei ravioli che favorissero la diuresi.


Prendo spunto da questo per raccontare un aneddoto capitatomi un po' di anni fa; precisamente nel 1985, il giorno di Ferragosto.
La mia prima moglie Alessandra ed io stavamo trascorrendo le vacanze in campeggio, nella roulotte di mio zio Pippo, sulle rive del lago Maggiore. Nostri vicini erano una coppia di Brugherio (MI) con il loro bimbo Luca di circa un anno, responsabile della decisione di mettere in cantiere la creatura che, puntuale, sarebbe arrivata nove mesi dopo.
Avevamo deciso di passare il Ferragosto facendo un pic-nic in Val Vigezzo nei pressi della cascata del Toce in quanto avevamo saputo che per quella giornata l'Enel ne avrebbe garantito il flusso completo.
ERRATA CORRIGE: Chiedo scusa, la cascata del Toce è in Val Formazza e non in Val Vigezzo (altro segnale che l'età avanza)


Arrivati a destinazione ci "accampammo" in una magnifica area attrezzata nelle vicinanze di una vasca in pietra dove sgorgava dell'acqua freschissima.
Col passare del tempo avevamo notato che molte persone arrivavano dal paese vicino cariche di bottiglie e le riempivano con quest'acqua. 
Ad un certo momento, il mio amico Massimo ed io, decidemmo di andare a bere un po' di quell'acqua e ci avvicinammo alla fontana dove un signore, che avrà avuto circa cinquant'anni, stava riempiendo le sue bottiglie. Cominciammo a parlare del più del meno e, ad un certo punto, Massimo chiese se quell'acqua avesse delle proprietà particolari visto il continuo via vai di persone. 
L'uomo, serissimo, ci fissò e ci disse: "Quest'acqua, a parte che è purissima e proviene da una sorgente di alta montagna ma ha anche un effetto diuterico sull'organismo."
Vi lascio solo immaginare la nostra difficoltà, dopo questa affermazione, nello stare seri e non scoppiare con le inevitabili risate che vennero spontanee quando raccontammo il tutto alle nostre mogli e quando ci domandammo quali fossero questi "effetti diuterici" soprattutto su noi maschi.


Ho voluto legare in qualche modo le mie raviòle dël plin al territorio bresciano. Noi abbiamo i mitici "casonsei" (1) e, a seconda delle zone, vengono fatti con ripieno di magro (pane e formaggio), di carne o di zucca. Ho preparato il ripieno di magro sostituendo il classico formaggio grana con il molto più saporito e bresciano Bagòss e, per contrastarne un poco il sapore, li ho conditi non con il classico burro versato ma con una salsa alla zucca (2) molto più delicata e con una nota dolciastra a compensare la forte sapidità del formaggio.
Premesso che, come sempre quando si preparano i cansoncelli in casa nostra, anche la realizzazione delle raviòle dël plin ha coinvolto anche mia moglie Emanuela.
Abbiamo avuto qualche difficoltà a dosare gli ingredienti in quanto, di norma, ne prepariamo molti di più. Alla fine con le dosi indicate abbiamo preparato, con metà dalla sfoglia e con tutto il ripieno, ca. 100 raviòle dël plin, a mio avviso sufficienti per 4 persone.



Con questa ricetta partecipo al contest di Menù Turistico - MT Challenge di settembre 2013

sabato 7 settembre 2013

BRUSCHETTA CON LA BURRATA



Questo è un periodo di transizione della mia vita e sono in procinto di fare diversi cambiamenti soprattutto nell'ambito lavorativo. Sono in attesa che arrivino i permessi per avviare una nuova professione e mi sto scontrando con la burocrazia italiana; chiaramente questi permessi non puoi richiederli tutti insieme ma solo ottenuto il primo puoi passare al secondo e così via. E l'informatizzazione della pubblica amministrazione ne vogliamo parlare? In ognuno di questi permessi mi trovo a presentare le medesime dichiarazioni che avevo già presentato all'Ente precedente e per finire, ma non ultimo, presento la domanda alla Camera di Commercio di Milano e mi dicono che per procedere con la pratica devono attendere l'autorizzazione della Prefettura per l'antimafia. OK, ci sta! Ma, mi chiedo, se questa è la procedura perché devo presentarti l'autocertificazione (che tra l'altro ha valore penale) e perché non ti coordini con la Provincia di Brescia che per rilasciarmi la sua autorizzazione ha già fatto le medesime richieste?
Del resto più paletti vengono messi e più burocrazia è necessaria, più si giustifica il carrozzone statale ed i relativi costi.
Sarà un caso che gli Stati che hanno meno burocrazia siano gli stessi dove c'è meno corruzione e dove la crisi è meno avvertita?



Bah! Lasciamo questi discorsi e torniamo a quello che sono le protagoniste di questo blog: le ricette.
Ultimamente, "trainato" dal mio amico Mauro, ho ripreso a frequentare una compagnia di amici che il martedì ed il venerdì, dopo aver giocato a tennis, si trova a finire la serata a tavola. Il venerdì è oramai fisso che si vada al Merlo, un ristorante posto alla sommità dei Campiani, da cui si può ammirare il panorama, da un lato, della zona nord di Brescia e inizio della val Trompia, dall'altro, della Franciacorta e della pianura verso Milano. Tenuto conto che siamo in leggera collina e che attorno c'è solo bosco abbiamo il risultato che anche in queste afose giornate, si abbia una temperatura perfetta per una cena all'aperto. 



La ricetta che propongo è uno degli antipasti che si possono ordinare in questo ristorante.
È proprio un piatto estivo dove non si deve cucinare nulla ma si assemblano solo degli ingredienti che però, se si vuole ottenere un gran risultato, devono essere di eccellente qualità.