domenica 27 aprile 2014

PETTO D'ANATRA E FEGATO DI VITELLO ALL'ACETO BALSAMICO


Alcuni miei amici, dopo il diploma, si erano iscritti alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano e, per il primo biennio, seguivano i corsi presso la sede distaccata di Brescia con obbligo di frequenza. Io stesso mi ero iscritto a Ingegneria ma, visto che avevo trovato un lavoro, non potevo avere una frequenza continua per cui per gli esami dipendevo direttamente dalla sede di Milano. Non era un grosso problema visto che mi ero iscritto solo per rinviare il servizio militare in attesa che ottenere una risposta alla mia richiesta di dispensa in quanto unica persona a lavorare in famiglia e, comunque un paio di esami li ho anche dati con risultati positivi. Per la cronaca non ho avuto la dispensa dal servizio militare ma sono stato congedato prima ancora di partire con la qualifica di metereologista radiotelegrafista nell'Arma dell'Aeronautica.
Chiaramente, una volta iscritti all'università, si ampliarono le conoscenze dei miei amici e, visto che alla sera continuavamo a frequentarci, conseguentemente anche le mie. Tra le tante nuove conoscenze c'era anche una ragazza di nome Fausta di cui era infatuato il mio amico Luciano (già più volte citato in questo blog). Fausta viveva a Lonato, località vicina a Desenzano del Garda, in una bellissima villa in collina con un magnifico parco con relativa piscina. Mi sembra quasi inutile dire che, vista la disponibilità di Fausta e dei suoi genitori, ogni occasione era buona per ritrovarci a casa sua.
Il papà di Fausta era originario della zona tra la Toscana ed il Lazio e era tradizione che a Pasquetta lui e i suoi amici preparassero la porchetta. Quell'anno, 1980, tra gli invitati dei genitori e quelli di Fausta ci ritrovammo, in una splendida giornata di sole, in una quarantina di persone pronte a mangiare tutto quello che era stato preparato ed a sbranare quella porchetta che di ridotto aveva solo il nome perché le dimensioni erano tuttaltro che piccole. Il pranzo iniziò e continuò abbondante e in allegria fino a quando, finalmente, arrivò il momento della porchetta. Portata dallo spiedo nel bel mezzo della tavolata il papà di Fausta iniziò a tagliarla asportandole per prima cosa le orecchie. Le mise in due piatti dandone uno a sua moglie poi si avvicinò ad una signora e le offrì il piatto con l'orecchio tra gli applausi; la mamma di Fausta venne verso di me e mi offrì il suo piatto con l'altro orecchio anche qui tra gli applausi di tutti.
Io, ignorante, ringraziai ma non capivo perché tutti si complimentassero e guardavo nel piatto il "misero" orecchio. Vista la mia perplessità Fausta mi spiegò che era tradizione che i padroni di casa offrissero l'orecchio del maiale, ritenuta la parte migliore per la sua croccantezza, ai due ospiti più "graditi".
Ebbene sì, lo confesso, da ragazzo piacevo molto alle mamme delle mie amiche probabilmente perché ero ritenuto il classico "bravo ragazzo". Peccato che le figlie, pur mantenendo ottimi rapporti, avessero altre mire. Mi piace pensare che non volessero dare soddisfazione alle mamme.