domenica 24 maggio 2015

'O SPAGHETTO CÀ PUMMAROLA




Era sabato 8 settembre 1984. Arrivammo a Napoli in treno di primo mattino. Eravamo partiti la sera prima dalla stazione Centrale di Milano in cuccetta e, anche se i posti disponibili nello scompartimento erano 4 lo avevamo occupato solo noi due. Era stato un bel viaggio. Del resto in quei momenti era tutto bello; eravamo partiti per il nostro viaggio di nozze. La nostra destinazione finale era l'isola di Vulcano nelle Eolie. Avevamo prenotato e pagato tramite un agenzia di viaggi il soggiorno presso l'Eolian Hotel. Per il viaggio, sia all'andata che al ritorno, dovevamo pagare i biglietti sul posto. Non ridete, all'epoca internet lo usavano solo i militari degli USA. La ragazza dell'agenzia ci aveva consigliato di utilizzare il treno fino a Napoli e da lì raggiungere Vulcano con il Jumbo aliscafo.
Arrivati alla stazione di Napoli lasciammo i bagagli presso il deposito della stazione e, con un taxi, andammo al porto per fare i biglietti dell'aliscafo la cui partenza era prevista per le 16. Arrivammo a destinazione e ricordo che pagai 15.000 lire. Dopo aver fatto i biglietti decidemmo di prendere un autobus per tornare verso la stazione. Mentre eravamo fermi alla fermata si avvicinò una signora che, molto cortesemente, consigliò a me di togliere l'orologio e ad Alessandra i braccialetti e la collana. Seguimmo prontamente il suo consiglio e confesso che la cosa ci turbò un poco. Salimmo sull'autobus; era stracolmo e Alessandra alla seconda fermata volle scendere. Si sentiva più tranquilla ad andare a piedi. Praticamente andammo dalla stazione marittima a quella ferroviaria percorrendo tutto Corso Umberto I. Come faccio a ricordarmelo? Semplice; c'erano una quantità di negozi di scarpe e Alessandra si fermò a tutte le vetrine senza mai entrare. Inutile dire che percorrere in questa maniera un tragitto ti sembra e ti stanchi come averne fatto almeno il doppio. Quando arrivammo in prossimità della stazione mi disse che aveva male ai piedi e voleva prendersi un paio di sandali. Per fortuna tornammo indietro solo di qualche centinaio di metri.



Si era fatto quasi mezzogiorno e dopo la camminata cominciavamo ad avere un certo appetito. Chiaramente non sapevamo dove andare ma mentre camminavamo in una delle tante viuzze che ci sono in fondo a Corso Umberto I, vedemmo un signore piuttosto tarchiato, pelato, un po' Lino Banfi per capirci, che in napoletano ci invitava ad entrare nel suo locale. Ci ispirò immediatamente simpatia ed entrammo. Il locale era davvero piccolo; c'erano 4 o 5 tavolini, un bancone con il ripiano in marmo e dietro, la cucina bella in vista, regno incontrastato di una signora di età avanzata, probabilmente la madre. Ci chiese da dove venivamo e perché eravamo a Napoli e, dopo aver ottenuto risposta alle sue domande e saputo che per ambedue era la prima volta che passavamo da quella città ci disse: "Signòr allorà nun potetè nun magna' e' spaghett cà pommarola".
Ordinammo gli spaghetti e, come secondo, il fritto misto.
La signora in cucina, davanti ai nostri occhi, mentre bolliva l'acqua, versò dell'olio d'oliva in una padella con qualche spicchio d'aglio e si mise ad tagliare a pezzetti piccolissimi i pomodori pelati. Aggiunti i pomodori nella padella gettò la pasta quindi mise a scaldare l'olio d'oliva in una padella per il fritto misto. Nel frattempo prese dal frigorifero, un normalissimo frigorifero come quelli di casa, calamari, seppie, gamberi e pesciolini e li passò velocemente nella farina.
Quando gli spaghetti furono quasi cotti li fece saltare nella padella con il sugo e mentre noi li mangiavamo fece la frittura.
Ora, chiaro che ero in un momento della vita dove vedi quasi tutto rosa, vero che stavo con la persona di cui ero innamorato ma, al netto di tutto questo, posso ben dire di aver mangiato una delle paste più buone della mia vita e, questo assolutamente, il miglior fritto misto.


Dopo un bel caffè salutammo e andammo a ritirare i nostri bagagli. Prendemmo un altro taxi; una vecchia Fiat 1100 guidata da un giovane. L'auto era bella pulita ma aveva qualche problema. Per suonare il clacson (indispensabile a Napoli) l'autista staccava la manovella del finestrino dalla portiera e faceva contatto nella parte centrale del volante. Inutile dire che per tutto il tragitto aveva la manovella in mano. Fece un percorso diverso rispetto a quello del mattino passando per strade interne tanto che dissi ad Alessandra che force ci stava imbrogliando. Alla fine arrivammo al porto ed il tassametro indicava 10.000 lire. Ci aveva imbrogliato quello del mattino. Partimmo per Vulcano con il Jumbo aliscafo; un viaggio allucinante di più di 5 ore con l'unica consolazione che arrivammo a Stromboli all'imbrunire e avemmo la fortuna di vedere una colata lungo la "sciara del fuoco". 
Fu una bellissima vacanza e per il ritorno, non volendo ripetere l'esperienza del Jumbo, prendemmo l'aliscafo fino a Milazzo e da lì in vagone letto fino a Milano. Tra l'altro spendendo decisamente meno che all'andata. Ma non ci pentimmo di quella sosta a Napoli e di quel fantastico pranzo in una piccola trattoria.

Con questa ricetta partecipo al contest MT Challenge di maggio 2015




INGREDIENTI (per 4 persone)
320 g di spaghetti di grano duro (io Garofalo)
300 g di pomodori datterini
300 g di anelli di totani
100 g di burro
100 g di ricotta salata grattugiata
10-12 capperi sotto sale
4-5 spicchi d'aglio
Olio extra vergine d'oliva
Foglioline di menta
Sale 
Pepe

PREPARAZIONE
Un paio di giorni prima versare in una ciotolina 2-3 cucchiai di olio evo, tritare finemente la menta, metterla nell'olio e lasciare in infusione fino all'utilizzo.
Pulire gli anelli di totani, ricavarne delle striscioline di sezione appena più grossa di quella degli spaghetti e metterli da parte in una ciotolina.
Tagliare in 4 per il lungo i datterini e tagliarli anche trasversalmente in modo da ricavarne una dadolata con pezzetti piuttosto piccoli.
Fare bollire abbondante acqua leggermente salata (lo ricotta e i capperi sono già saporiti).
Nel frattempo mettere sul fuoco una padella con l'olio evo e gli spicchi d'aglio in camicia.
Aggiungere i capperi dissalati e la dadolata di pomodorini; fare cuocere a fiamma vivace.


Gettare la pasta. Abbassare la fiamma della padella dei pomodorini, aggiungere il burro e fare sciogliere. Una volta sciolto aggiungere la ricotta salata e mescolare il tutto in modo che il formaggio non si rapprenda ma si sciolga il più possibile.
Deve formarsi una sorta di crema; se necessario aggiungere dell'acqua di cottura della pasta.
Quando mancano 4-5 minuti al termine della cottura della pasta aggiungere alla salsa gli anelli di totano e subito gli spaghetti.
Versare una parte dell'olio alla menta quindi amalgamare bene tutti gli ingredienti completando la cottura della pasta.
Servire la pasta ben calda mettendola al centro del piatto. Intorno alla pasta lasciare cadere delle gocce di olio alla menta e di sughetto di pomodoro con qualche cappero.
Completare con delle foglie di menta.

4 commenti:

  1. Che bei ricordi Gianni....e sai?!! vero che tutto è cambiato e che internet ci ha anche aiutato a diventare amici, a "incontrarci" tutti pu tualmente all'MTC ..ma quanto mi mancano quei tempi senza il telefonino... senza pc e con tutto che ci rendeva allegri e curiosi! Stupendo piatto Gianni..un abbraccio fortissimo, Flavia

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  2. Questa ricetta mi piace un sacco!!! Sarà per le striscioline di totani (alle quali avevo pensato anche io!), sarà per l' olio alla menta che adoro abbinato al pesce e al pomodoro, sarà per queste foto davvero invitanti...il fatto è che hai preparato proprio un bel piatto!!!!

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  3. Che bei ricordi! Vengo poco qui ma in ogni tuo post c'è qualcosa di te...e nel modo in cui lo racconti mi sembra quasi di essere lì ad osservare la scena.
    E chissà perché capisco Alessandra e la " passeggiata" tra le vetrine, il suo male ai piedi e la necessità di comprare i sandali :)))
    Bellissima proposta Gianni!

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  4. Ogni volta che leggo di viaggi di nozze fatti in giro per l'Italia ho una duplice sensazione: da un lato mi sembra strano, abituata ad oggi che le mete sono tutte esotiche e lontanissime; dall'altro mi intenerisco e quasi mi viene "nostalgia". Erano tempi in cui, secondo me, si dava tutt'altro peso alle cose. Erano tempi in cui anche la mia città era tutt'altro rispetto a quello che è oggi. Non so perché, ma nel mio immaginario la vedo diversa, più pura forse. Chissà. Fatto sta che hai avuto un bel pranzetto sciuè sciuè :) E a Napoli lo sciuè sciuè è un'arte :) Anche questi tuoi spaghetti sono un'opera d'arte. Mi piace e mi incuriosisce la mantecatura col burro abbinata a un sughetto di mare. E mi piace e mi incuriosisce la menta, che rinfresca il tutto :) Grazie per la ricetta e per i tuoi ricordi :)

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