Amo lo sport in generale ed ammiro chi nello sport trova il modo di dare il suo contributo alla diffusione di quelli che sono gli ideali che dovrebbero contraddistinguere il vero sportivo nella vittoria e nella sconfitta.
Teofilo Stevenson, ex pugile cubano, morto per infarto l'11 giugno scorso, è stato sicuramente uno di questi: un Signore dello sport.
Nato a Puerto Padre nella provincia di Las Tunas il 25 marzo del 1952, seguendo il programma sportivo giovanile cubano, si dedicò alla boxe ed ottenne il suo primo successo internazionale ai Giochi Panamericani del 1971.
L'anno successivo, 1972, partecipò ai suoi primi Giochi Olimpici a Monaco di Baviera, l'edizione che cambierà la storia dei giochi e del mondo per l'attentato che costò la vita a 11 componenti della squadra olimpica Israeliana, e vinse la sua prima medaglia d'oro eliminando nei quarti la grande speranza bianca della boxe americana Duane Bobick e vincendo la finale per l'abbandono del pugile rumeno Ian Alexe.
Nel 1974 in casa, a L'Avana, vinse il suo primo mondiale e l'anno successivo difese con successo il titolo nei Giochi Panamericani.
Nei Giochi Olimpici del 1976 a Montreal, vinse nuovamente l'oro olimpico e gli organizzatori americani gli proposero di passare al professionismo, abbandonando Cuba, e gli offrirono 5 milioni di dollari per sfidare, con in palio il titolo mondiale dei pesi massimi, l'allora detentore Muhammad Alì di cui, successivamente, diventò grande amico. Rifiutò dicendo: - Cosa valgono 5 milioni di dollari quando ho l'amore di 8 milioni di cubani? Basta parlare di me e della sfida con Alì. Io devo tutto a Cuba ed al mio popolo. È della mia gente che si deve parlare, del suo valore -.
Nel 1978 vinse di nuovo il Campionato del Mondo a Belgrado e l'anno successivo completò il tris nei Giochi Panamericani.
Alle Olimpiadi di Mosca nel 1980, boicottate dagli Stati Uniti a seguito dell'invasione da parte dell'Armata Rossa dell'Afghanistan, vinse la sua terza medaglia d'oro.
Ai Mondiali del 1982 a Monaco di Baviera, venne sconfitto dal pugile italiano Francesco Damiani che poi si aggiudicò la medaglia d'argento. Quella vittoria fu il trampolino di lancio per la carriera di Damiani che, anni dopo, fece vedere a Stevenson, che non l'aveva mai visto, il filmato del loro incontro ed il pugile cubano gli disse: - Non credevo di aver perso così nettamente -.
Nel 1984 non potè difendere l'oro olimpico a Los Angeles a seguito del boicottaggio dei Paesi del blocco dell'Unione Sovietica.
Completò il suo palmares nel 1986 vincendo per la terza volta i Campionati del Mondo a Reno nel Nevada.
Nello stesso anno si ritirò e divenne allenatore del programma cubano di pugilato dillettantistico e, successivamente, vice presidente della federazione.
Nel 2006 ospite della Bergamo Boxe disse quella che per lui era la ricetta per vincere: - Come uno studente deve prepararsi per dare un buon esame il match non si vince sul ring ma sotto, allenandosi con serietà. Disciplina, tenacia, applicazione e rispetto verso l'insegnante -.
Era un pugile che abbinava alla potenza una tecnica sopraffina ed un eleganza che è difficilissimo trovare in un peso massimo. Si dice spesso ma mai come questa volta è vero: è stato uno dei più grandi pugili di tutti i tempi.
Nel suo ultimo viaggio è stato accompagnato dalle note della "Bayanesa", inno nazionale cubano, che tante volte aveva fatto suonare con le sue vittorie.
Teofilo Stevenson amava Cuba, i cubani, la boxe e ... cucinare. Dopo il ritiro, chi andava
a trovarlo a casa sua era costretto a fermarsi e mangiare i piatti che preparava nella sua piccola cucina.
In onore di questa sua passione ho pensato e preparato questa ricetta che abbina pollo e patate, molto presenti nella cucina cubana, con aromi e profumi tropicali e caraibici: rum (ron alla cubana), lime, cocco, latte di cocco.
Con questa ricetta partecipo al contest di Menù Turistico - MT Challenge di giugno 2012
INGREDIENTI (per 4 persone)
4 fette di petto di pollo
3 patate
75 g di farina bianca
75 g di cocco secco grattugiato
2 lime
1 bicchierino di rum
1 bicchiere di latte di cocco
50 g di burro chiarificato
Olio di semi di mais
3 patate
75 g di farina bianca
75 g di cocco secco grattugiato
2 lime
1 bicchierino di rum
1 bicchiere di latte di cocco
50 g di burro chiarificato
Olio di semi di mais
Noce moscata
Sale
Pepe
Sale
Pepe
PREPARAZIONE
Spremere il succo dei due lime ed aggiungere sale e pepe; ricordarsi di fare rotolare i lime con il palmo della mano su una siperficie rigida in modo da "ammorbidirli" ed estrarre più succo.
Battere le fette di petto di pollo per abbassarne lo spessore, metterle in un piatto e versarci sopra il succo di lime; lasciare marinare 15-20 minuti in frigorifero.
Preparare in un piatto la farina e il cocco secco grattugiato e mescolarli bene.
Trascorso il tempo della marinatura passare ciascun petto nella miscela farina e cocco facendo attenzione a coprire bene e uniformemente tutta la supeficie.
In una padella fare sciogliere il burro chiarificato quindi aggiungere i petti di pollo e farli rosolare bene da entrambi i lati (5-6 minuti per lato).
Nel frattempo lavare e asciugare le patate con la buccia quindi tagliare delle chips con la mandolina. In un pentolino versare abbondante olio di semi di mais, portarlo a una temperatura di 160-170°C quindi friggerci le patate. Quando saranno pronte metterle su un foglio di carta assorbente e tenerle in caldo (ca. 80°C). Salarle solo appena prima di servirle.
Quando i petti di pollo saranno ben cotti toglierli e tenerli in caldo.
Togliere la padella dal fornello, versare il rum e rimetterla sul fuoco alto per deglassare il fondo di cottura; fare sfumare bene l'alcool contenuto nel liquore, deve restare solo l'aroma ed il sapore senza la nota alcoolica.
Quando il rum sarà sfumato aggiungere la farina ed il cocco usati per la panatura, la noce moscata (a piacere) ed il latte di cocco. Fare cuocere a fuoco moderato per 4-5 minuti. Se la salsa si asciugasse troppo aggiungere altro latte di cocco.
Versare nel piatto uno strato di salsa, posizionarci sopra i petti di pollo scaloppati e completare nappando con un altro po' di salsa. Mettere a parte le patate fritte.
Battere le fette di petto di pollo per abbassarne lo spessore, metterle in un piatto e versarci sopra il succo di lime; lasciare marinare 15-20 minuti in frigorifero.
Preparare in un piatto la farina e il cocco secco grattugiato e mescolarli bene.
Trascorso il tempo della marinatura passare ciascun petto nella miscela farina e cocco facendo attenzione a coprire bene e uniformemente tutta la supeficie.
In una padella fare sciogliere il burro chiarificato quindi aggiungere i petti di pollo e farli rosolare bene da entrambi i lati (5-6 minuti per lato).
Nel frattempo lavare e asciugare le patate con la buccia quindi tagliare delle chips con la mandolina. In un pentolino versare abbondante olio di semi di mais, portarlo a una temperatura di 160-170°C quindi friggerci le patate. Quando saranno pronte metterle su un foglio di carta assorbente e tenerle in caldo (ca. 80°C). Salarle solo appena prima di servirle.
Quando i petti di pollo saranno ben cotti toglierli e tenerli in caldo.
Togliere la padella dal fornello, versare il rum e rimetterla sul fuoco alto per deglassare il fondo di cottura; fare sfumare bene l'alcool contenuto nel liquore, deve restare solo l'aroma ed il sapore senza la nota alcoolica.
Quando il rum sarà sfumato aggiungere la farina ed il cocco usati per la panatura, la noce moscata (a piacere) ed il latte di cocco. Fare cuocere a fuoco moderato per 4-5 minuti. Se la salsa si asciugasse troppo aggiungere altro latte di cocco.
Versare nel piatto uno strato di salsa, posizionarci sopra i petti di pollo scaloppati e completare nappando con un altro po' di salsa. Mettere a parte le patate fritte.
Un tributo davvero completo e commovente, ad una delle più grandi figure dello sport di tutti i tempi: sarà che ultimamente sono disgustata dai risvolti più ignobili di un mondo che dovrebbe essere l'esaltazione di valori chiave come la lealtà e l'amore per i propri colori, ma rischio la retorica e dico che bisognerebbe raccontarle ai nostri figli, queste storie- e meglio ancora se raccontate con l'ammirato rispetto che si respira in ogni riga di questo post.
RispondiEliminaPasso alla scaloppina- e qui, invece, è ammirazione, senza se e senza ma. Piatto strutturato complesso, pensato, eseguito senza una sbavatura, con accorgimenti dpreziosi (come la marinatura) e un equilibrio che nasce dal rispetto per i prodotti del territorio e dalla consueta, magistrale capacità di trattarli.
Aspetto con curiosità il commento di Elisa- e ti ringrazio, ancora una volta, per arricchire la nostra gara con contributi di questo livello. Grazie, davvero
ale
Sono veramente incantata dal post e dalla ricetta! Molto bello il tributo in onore di questo sportivo con la S maiuscola, di cui -lo ammetto- non sapevo molto e soprattutto non conoscevo l'amore per la cucina.
RispondiEliminaPassando alle scaloppine, sono davvero splendide! Dalla marinatura nel lime al cocco nella panatura, dal rum al latte di cocco. Chiudo gli occhi e immagino il sapore: mi sembra di viaggiare alla volta di Cuba ed è proprio grazie al pensiero delle tue scaloppine. Complimentissimi! :)
Gianiiii! Prima ho letto caribe, coco e rum già mi è venuto "male" (capirai prima o poi il perché...), ma poi arrivo qui e lego tutto il post... e stò ancora più male... è bellissimoooo!!! Pieno di onore e lealtà, un esempio di quello che dovrebbe essere lo sport. E per di più si respira aria di Cuba!
RispondiEliminaQueste scaloppine faranno parlare, te lo dico io! Hai avuto dei dettagli stratosferici... il cocco nella farina non te lo perdono...
besos!
carissimo Gianni non sono capace di commentare così tecnicamente la tua ricetta, ma solo col cuore... MAGNIFICA, in questo tuo post tutto mi porta lontanto, dalla storia del pugile, che non conoscevo, alla scelta degli ingredienti, tutto è perfetto per vagare lontano da qui per un lungo attimo
RispondiEliminaGrazie :)
!!
Ciao Gianni! Questo post è bellissimo!
RispondiEliminaNon seguo praticamente mai la boxe ma ho sempre pensato che sia uno sport nobile...che la violenza è solo "apparenza" perché c'è sempre e comunque il rispetto dell'avversario. Cosa che non si può dire di molti altri sport.
Magnifica anche la tua ricetta...
ora che mi ci fai pensare anche la mia potrebbe essere "caraibica" per l'utilizzo di un frutto in particolare e per la scelta del ron...ma mentre la facevo non c'ho proprio pensato!! :)
sono sempre stata un'appassionata di boxe fin da bambina, immagina una piccola dauly all'epoca della tv in bianco e nero che guardava Nino Benvenuti, Cassius Clay, Monzon ecc con sua madre!!! che ricordi indelebili!
RispondiEliminail tuo omaggio a questo grande Sportivo è commovente, l'onore e il rispetto che quest'uomo nutriva sia per la sua terra che per la sua disciplina trasudano dalle tue parole!
sulle scaloppine che devo dire, il loro profumo arriva anche attraverso il monitor!
molto originale e in tema col post, complimenti!!!
RispondiEliminaCome sempre le tue storie sono molto intense e regalano delle perle di conoscenza gradevolissime, ho fatto bene ad aspettare la sera per leggere tranquillamente il post.
RispondiEliminaLa scaloppina pure mi piace molto, trovo che la marinatura sia azzeccatissima e i contrasti dei sapori perfetti. Bravissimo Gianni!!
un abbraccio, Vale
Marinatura, sfumatura con rum e cocco...tutto perfetto, chissà che profumi e sapore, sarei curiosa di assaggiarle...baci!
RispondiEliminaUn appello alle signore dell'MTC: fatelo vincere!!!!! (anche perché non potete non farlo vincere!!!!)
RispondiEliminaFantastico come sempre, Gianni!!!
Non sono mai stata molto sportiva, e gli sport violenti non mi sono mai piaciuti. Mi piacciono gli sportivi intesi come coloro che *combattono* con lealtà sia che si tratti di una gara di corsa, sia che si tratti di un incontro di boxe. Purtroppo è più facile avere le vittorie facili... forse p per quello che non riesco ad appassionarmi più di tanto.
RispondiEliminaAlle tue scaloppine invece mi appassiono eccome! Tutte le volte che vedo le lattine di latte di cocco nei negozi etnici e in alcuni supermercati, vengo tentata ma non saprei come utilizzarle... ora lo so! Le scaloppine di Gianni!
Buona serata,
Nora