mercoledì 25 aprile 2012

CROSTATA FRANGIPANE CON COMPOSTA D'ANANAS


Che io sappia non ho mai mangiato la torta frangipane e, pertanto, non ho ricordi per poter scrivere qualcosa di inerente.
Ho perciò deciso di raccontare un episodio successo diversi anni fa in un periodo in cui non riuscivo a mangiare praticamente nulla.
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Non era un bel periodo. Ho sempre dormito abbastanza poco, 5-6 ore per notte, ma allora faticavo molto a prendere sonno e bastava un nulla per svegliarmi e passare il resto della notte in bianco. In aggiunta, la maggior parte della volte che mi sedevo a tavola per pranzo o cena dopo un paio di bocconi mi si chiudeva lo stomaco e non riuscivo a mangiare altro. Il medico mi aveva rassicurato: "Non è nulla di grave, solo un po' di stress. Cerca di riposare e rilassarti e vedrai che passa!".
All'epoca oltre al mio lavoro quotidiano, per 3-4 sere alla settimana, davo una mano al papà del mio amico Luciano, che aveva uno Studio di progettazione idraulica.
Una di queste sere, mentre ero in Studio, arriva Luciano, mi dice che non aveva ancora cenato e mi chiede di accompagnarlo in un locale che ogni tanto frequentavamo. Avevo già terminato il mio lavoro per cui lo accompagnai volentieri anche perché a casa non ero riuscito a mangiare nulla e speravo che, forse, facendogli compagnia, mi venisse voglia di mangiare.
Al nostro arrivo nel locale vediamo una tavolata di una decina di persone quasi tutte conosciute che ci invitano ad accomodarci con loro. Mi sedetti di fronte ad una ragazza che non conoscevo e che, a prima vista, pensavo avesse 4-5 anni meno di me. Avevano appena terminato l'antipasto, attendevano il primo e poi ci sarebbe stata una grigliata mista. In previsione della grigliata ordinai la, per noi bresciani, classica minestrina sporca (brodo di carne con fegatini tritati).
All'arrivo dei primi iniziai a mangiare ma dopo un paio di cucchiaiate il mio stomaco mi diede inequivocabili segnali di non voler accettare altro.
La ragazza di fronte a me mi chiese il motivo per cui non mangiassi e, per sommi capi, le spiegai la situazione.
Mi disse che era una insegnante di yoga e che se tutto era davvero dovuto allo stress, lei, o meglio, lo yoga poteva essermi d'aiuto.
Le spiegai che mi era sempre piaciuto provare nuove esperienze soprattutto se relative all'attività fisica e allo sport ma lo yoga non lo vedevo proprio adatto a me.
Lei insistette spiegandomi che non dovevo credere che lo yoga fosse solo il mantenere per molto tempo la stessa posizione ascoltando sottofondi musicali più o meno rilassanti ma che, soprattutto con il metodo Iyengar che insegnava lei, si trattava di una disciplina molto più complessa e, all'inizio, decisamente impegnativa. Confesso che mi veniva da ridere a sentire queste parole ma non sarebbe stato carino farlo realmente di una disciplina per me assolutamente sconosciuta.
Mi invitò più volte ad andare a provare un paio di lezioni per poi decidere se praticarlo e alla fine cedetti;<Za confesso che accettai soprattutto perché lei era decisamente carina.
Mi accordai quindi con Nadia per una serata della settimana successiva e, naturalmente, Luciano pensò bene di accodarsi.
Arrivammo puntuali (strano con Luciano), ci cambiammo e fummo presentati alle altre persone del corso. Nadia ci indicò i nostri tappetini con a fianco un plaid, una cinghia di circa un metro e mezzo ed un parallelepipedo di legno che aveva i tre lati di lunghezza diversa. Notai che eravamo i soli ad avere questa dotazione per cui chiesi a cosa servivano e mi rispose che, vista la nostra struttura fisica (allora pesavo 86 kg) e che eravamo principianti, ci avrebbero aiutato a fare alcune delle posizioni (āsana).
Iniziammo con la posizione della montagna (Tādāsana) per proseguire con molte altre; fu un'ora davvero intensa e per niente noiosa anche perché le posizioni erano sempre consequenziali ed si riusciva a percepire una certa armonia nei propri movimenti.
Al termine delle asana ero stanco ma soddisfatto perché con gli "aiuti" forniti da Nadia ero riuscito a fare tutto in maniera accettabile. A quel punto Nadia ci disse che avremmo completato la lezione con un esercizio di rilassamento. Ci fece posizionare schiena a terra con il sedere contro il muro facendoci piegare le gambe, inizialmente distese verso il soffitto, portando i piedi il più possibile a contatto dei glutei. Sentivo i muscoli anteriori della coscia tesi all'inverosimile e dolevano alquanto.
"E questa è una posizione rilassante?" chiesi.
"Non ti preoccupare che passa subito". rispose.
Aveva messo una musica new age molto rilassante, abbassato le luci, e cominciò a voce abbastanza bassa: "Chiudete gli occhi ... ora sentite il vostro corpo ... sentite che i muscoli della coscia si rilassano e non fanno più male (era vero) ... sentite il vostro intestino che si abbassa e si posa sul pavimento ... anche il vostro stomaco si abbassa .........
Quando riaprii gli occhi sentivo solo il sottofondo musicale. Dopo qualche istante Nadia mi disse di aspettare ancora un minuto poi di mettermi a sedere lentamente. Quando lo feci mi guardai intorno non c'era nessuno, c'era solo lei che mi guardava sorridendo.
"Ti sei addormentato ... russavi persino ... sei rimasto così una mezz'oretta ... gli altri sono già andati ... ti riaccompagno io a casa."
Improvvisamente, così come erano apparsi, i miei problemi di insonnia e di digestione mi abbandonarono.
Ho frequentato i corsi di Nadia nei due anni successivi poi per vari motivi non ho più potuto ma spesse volte mi dico che dovrei ricominciare perché in quel periodo mi sono sentito bene con me stesso ed il mio corpo.
Ancora adesso se mi capita di non riuscire a prendere sonno assumo una posizione che mi ha suggerito Nadia e dopo pochi minuti ... dormo.
Lo yoga è stato una grande scoperta e da allora lo consiglio a tutti.
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Quando ho letto il post di Ambra in cui lanciava la sfida confesso che non mi sono entusiasmato.
Finora ho passato una sola volta l'MTC ed è stato il mese in cui si doveva preparare il Danubio anche se poi l'ho fatto a dicembre quando l'MTC non c'era e ne sentivo la mancanza.
Da allora questa è stata la volta che più sono stato tentato di passare l'appuntamento dell'MTC. Non avevo idee. Non riuscivo a focalizzare nulla che mi soddisfacesse. Se poi aggiungo che sono a dieta e che a nessun'altro in famiglia oltre a me piacciono creme o impasti con le mandorle, il quadro si faceva sempre più desolante.
Ho anche pensato che, visto che le altre partecipanti all'MTC questa volta si sono scatenate con più ricette, Alessandra, Daniela, Ambra e Giorgia avrebbero avuto già abbastanza da fare.
Poi ho pensato che la composta d'ananas, di per sé dolce, con l'aggiunta della nota amara del succo d'acero, con la sferzata leggermente piccante dello zenzero e la punta di acidità del limone, poteva essere un abbinamento perfetto con la frangipane.
Per cui mie care vi tocca anche la mia.
N.B.: Un grazie ad Emanuela che mi ha aiutato preparando la crema frangipane.



Con questa ricetta partecipo al contest di Menù Turistico - MT Challenge di aprile 2012



domenica 22 aprile 2012

GNOCCHI DI CASTAGNE CON FONDUTA E FUNGHI PORCINI


Nel mese di marzo per partecipare a Recipe-tionist di Cuocicucidici si doveva preparare un piatto scegliendo tra quelli presenti nel blog di Valeria Murzillo Saporito. Tra le varie avevo scelto di preparare il filetto di pesce persico al frutto della passione ma ero stato indeciso se, in alternativa, preparare questi gnocchi. (Qui la ricetta di Valeria)
Qualche giorno fa mettendo un po' di ordine in dispensa mi è capitata tra le mani la farina di castagne contenuta nel pacchetto regalo che mi aveva mandato a suo tempo Patrizia di La Melagranata per la vittoria nel suo contest. Mi sono ricordato immediatamente di questa ricetta e, anche se non siamo propriamente in stagione, l'ho rifatta a modo mio.
























domenica 15 aprile 2012

RISOTTO AI "VIRZULì"


Che io mi ricordi ho sempre sentito parlare di ricette della cucina popolare bresciana realizzate con un'erba spontanea il cui nome scentifico è silene vulgaris ed in italiano è conosciuta come silene, erba del cucco, strigoli, bubbolini, carletti e che ha innumerevoli denominazioni dialettali.
In bresciano si chiama "virzulì", ma non l'avevo mai né assaggiata, né utilizzata.
Emanuela mi ha spesso detto che nel minestrone dona un sapore inconfondibile e straordinario ma che è perfetta per un risotto o per una frittata.
Mi sono informato un pochino su questa erba che è molto comune ed è conosciuta ed utilizzata in ogni parte d'Italia.
È una pianta che cresce ovunque soprattutto nei prati, in prossimità dei muri e lungo le strade ma pare che negli ultimi anni se ne sia ridotta la presenza.
Pare che questo sia il periodo migliore per il suo utilizzo per cui ho chiesto alla mia fruttivendola Roberta se poteva procurarmene un pochino.
Mi ha risposto che avrebbe provato ma che molto raramente l'aveva vista in vendita al mercato ortofrutticolo.
Venerdì sera sono passato da lei e, non avendoli trovati al mercato, ha mandato suo padre a raccoglierli e  me ne ha regalato un sacchetto.
Non mi rimaneva che decidere come prepararli.
Confesso che ero molto tentato di preparare un pesto per condire la pasta ma alla fine, visto che era la prima volta che li usavo, sono rimasto sul classico ed ho fatto questo risotto e una frittata che sarà oggetto di un prossimo post.



INGREDIENTI (per 4 persone)
320 gr riso Carnaroli del Pavese
2 manciate di foglie di verzulì
100 g di formaggio morbido di malga
50 gr di burro
Mezzo bicchiere di vino bianco secco
Mezza cipolla bianca
Olio extra vergine d'oliva
Brodo vegetale
Sale

PREPARAZIONE
Preparare un classico brodo vegetale.
Pulire, lavare ed asciugare bene i virzulì.
Mettere a bollire dell'acqua in un pentolino e preparare una ciotola con acqua e ghiacco.
Quando l'acqua bolle versare i virzulì e, dopo una decina di secondi, toglierli e trasferirli nella bacinella con acqua e ghiaccio. Quando saranno raffreddati, toglirli, strizzarli bene, sminuzzarli grossolanamente e tenerli da parte.
Nella pentola di cottura del risotto versare un poco di olio EVO ed aggiungere la mezza cipolla tritata finemente; fare cuocere a fiamma bassa fino a che non diventi trasparente.
Unire il riso e farlo tostare bene per un minuto; versare il vino e farlo evaporare.
Portare a cottura il risotto aggiungendo a più riprese il brodo bollente.
Quasi a termine cottura aggiustare di sale ed aggiungere i virzulì.
Togliere dal fuoco, aggiungere il formaggio di malga a dadini ed il burro.
Fare riposare un minuto coperto con un panno quindi mantecare il risotto.
Versare il risotto nel piatto e guarnire con foglioline di virzulì.

martedì 10 aprile 2012

CONIGLIO ALLA SENAPE - LAPIN A LA MOUTARDE


Giovedì scorso, su Rai Uno, è iniziata una serie di telefilm liberamente tratti da romanzi di Rex Stout aventi come protagonista Nero Wolfe.
Ricordo che da piccolo mi era piaciuto molto lo sceneggiato televisivo, andato in onda a cavallo del '70, dove Nero Wolfe era Tino Buazzelli, l'assistente Archie Goodwin era Paolo Ferrari e l'Ispettore Cramer era Renzo Palmer, tutti straordinari attori di teatro.
Negli anni '80 mi sono letto con piacere ed interesse i romanzi di Rex Stout con protagonista Nero Wolfe; credo tutti, ma verificherò.
Nonostante la sua non nascosta antipatia non riesco a dire cosa mi affascinava del personaggio; forse il suo essere loquace il necessario, la sua arguzia, la sua passione per le orchidee, la sua passione per il buon cibo, la sua ben definita ripartizione del tempo dedicato al dovere da quello dedicato al piacere, o, forse tutte queste cose insieme.
Ho atteso con interesse questa nuova versione di Nero Wolfe ed ero molto curioso di vedere se gli attori sarebbero stati all'altezza.
L'ambientazione non è nella New York degli anni '30 ma nella Roma fine anni '50  dove Nero Wolfe si è autoesiliato per cui sono solo Wolfe e Goodwin i personaggi presenti nelle due serie.
Nero Wolfe è interpretato Francesco Pannofino ed è stata una piacevole sorpresa. Riesce perfettamente a rendere l'assoluta antipatia del personaggio con un velo di ironia. Personalmente ritengo che il colore aiuti a rendere l'eccentricità del personaggio.
Archie Goodwin è interpretato da Pietro Sermonti e pur rendendo bene il personaggio, l'ironia che dovrebbe essere innata risulta forse un po' forzata.
Straordinario Andy Luotto nel ruolo dello chef Nanni Laghi eccentrico ma assolutamente ortodosso nell'esecuzione dei piatti.
Nella prima puntata il piatto su cui disquisiscono Wolfe e lo chef è il Lapin à la moutarde e concordano che è basilare l'utilizzo del dragoncello nella marinatura del coniglio.
Mi è quindi venuta la voglia di provare a fare questo classico della cucina francese.




Nel passare degli anni la ricetta si è evoluta ed è stata interpretata in modi differenti mantenendo però una certa stabilità negli ingredienti.
La versione che propongo è abbastanza classica con la differenza che, non avendo a disposizione la panna acida, ho optato per lo yogurt con il succo di mezzo limone.
Ho accompagnato il piatto con patate novelle insaporite con una miscela gentilmente fornitami dalla Ariosto.






lunedì 9 aprile 2012

UOVA CON ASPARAGI E FORMAGGIO GRANA


Io sono nato all'ospedale di Gallarate e all'epoca i miei genitori abitavano in una cascina del comune di Cardano al Campo denominata Cascina Stella. Il Campo indicato nel nome del Comune è riferito a quello che alle origini era il campo di volo della Caproni di Vizzola Ticino e che ora è Malpensa 2000. La cascina di mio nonno era molto vicina anche alla Cascina Costa di Samarate dove all'epoca venivano costruite le motociclette allora più vincenti, le mitiche MV Agusta e dove, successivamente, saranno progettati e costruiti quelli che erano tra gli elicotteri più famosi al mondo, gli Agusta. Non è sicuramente dovuto al caso il fatto che io sia appassionato ed affascinato da tutto ciò che vola.
Fin da piccino mio nonno Giovanni mi caricava in bicicletta e mi portava, attrraverso i sentieri della brughiera, a vedere aeroplani ed elicotteri.
La cascina Stella è oramai molti anni che non esiste più; al suo posto e sui terreni adiacenti sono state costruite una quindicina di villette.
Ho vissuto alla Cascina Stella i primi 4 anni della mia vita e nonostante siano passati quasi 50 anni ho ricordi nitidi sia della casa che dei campi antistanti. Ricordo la disposizione dei locali, dei fabbricati pertinenti alla cascina (pollaio, fienile, ecc.) e ricordo anche la posizione di molte piante.

L'aia antistante la cascina, dove facevano bella mostra 2 noci secolari, era il campo giochi mio, della mia sorellina Donatella e di mia cugina Noemi.
Io, appena potevo, cercavo di salire o su un caco al di sotto del quale mio nonno spargeva il fieno ad essicare e quindi le mie cadute, più o meno volontarie, godevano di un atterraggio morbido oppure su un pero lungo il viale il cui tronco si divideva presto in altri 3, uno era il mio sellino della mia moto immaginaria e gli altri 2 il manubrio.

Perché questi ricordi? Perché lungo il viale di accesso alla cascina, oltre ai filari di peri, c'erano cespugli di fiori, in particolare gladioli, e, in stagione, spuntavano dei meravigliosi asparagi.















Mia madre ci ha sempre preparato gli asparagi lessati abbinandoli all'uovo all'occhio di bue e al formaggio grana grattugiato.
Un piatto semplice ma dalla bontà straordinaria.
Ho voluto proporlo modificando solo il formaggio grana, anziché grattugiato, sottoforma di cialda croccante che contiene gli asparagi ed aggiungendo qualche goccia di una crema fatta con le parti inferiori degli asparagi 




giovedì 5 aprile 2012

TAGLIATELLE AL CACAO, AGLIO E ... CAFFÈ



Mio figlio critica spesso le mie ricette perché dice che faccio sempre cose "strane" e che lui preferisce i piatti tradizionali. Anche in questo Giacomo e Rossella sono assolutamente differenti. Lui è un tradizionalista mentre Rossella è più aperta a sperimentare nuovi sapori e profumi.
È quindi immaginabile la mia sorpresa quando Giacomo mi ha chiesto di fare un piatto con cacao, aglio.
Visto che cacao e peperoncino si sposano più che bene ho subito pensato a delle tagliatelle al cacao condite con aglio, olio e peperoncino.
Rimaneva più di una perplessità sull'abbinamento cacao e aglio ed a questo punto Giacomo mi ha detto che per farli coesistere dovevo aggiungere il ... caffè. Alle mie rimostranze su un accostamento così ... ardito, mi ha risposto che aveva scoperto un sito dove viene indicato, credo in base alla combinazione chimica dei prodotti, quali alimenti hanno una coerenza di abbinamento e pare che se parti da cacao e aglio l'alimento che li rende coerenti è il caffè.
Chi volesse farci un giro il sito è Foodpairing.













A questo punto ho dovuto superare un altro ostacolo: Emanuela non beve e non le piace il caffé per cui dovevo pensare al caffè aggiunto solo al momento di impiattare. Non volevo altri sapori e ho quindi escluso il formaggio grattugiato e l'ho sostituito con i grani di caffè tritati al momento.
Dopo aver partecipato all'MTC di gennaio dove andavano preparate le tagliatelle stendendo la sfoglia rigorosamente a mano, mi sono lasciato prendere la mano e anche stavolta ho preso il mattarello e mi sono venute ancora meglio. Chissà alla prossima.
Esito finale? A detta dei commensali le tagliatelle al cacao così condite erano, loro termine, "spettacolari"; Giacomo ed io abbiamo aggiunto la granella di cacao ed il risultato è stato sorprendente. Penso che si possaottenere un risultato ancora più soddisfacente aggiungendo la granella di caffè direttamente nel condimento.