martedì 16 dicembre 2014

DOLCI REGALI - Perché non c'è 2 senza 3


E sono tre.
A circa un anno dall'uscita del primo libro dell'MTC oggi ci sarà la presentazione del terzo.
Un anno fa ci fu la pubblicazione de L'ora del paTè che in poche settimane andò esaurito tanto che l'editore ha provveduto subito a farne una ristampa. L'uscita di quel libro fu accompagnata dallo slogan "questo Natale niente biscotti" che, nei giorni precedenti l'uscita del libro, aveva invaso i social network creando una curiosità che ci ha realmente stupito. Per l'uscita del secondo libro, "Insalata da Tiffany", l'hastag coniato era stato #questoepiubello e anche stavolta siamo stati stupiti dalla curiosità che aveva generato. 
Questa volta non abbiamo fatto nulla ma usciamo oggi in contemporanea con un post di presentazione.
Il nuovo libro si intitola "Dolci Regali".
I primi due libro della collana aveva riguardato due sfide ben distinte e delineate, una sui patè e l'altra sulle Cesar Salad; questa volta si è partiti dalla sfida sui baba per ampliare l'argomento al periodo che va dalla fine del XVII secolo fino agli inizi del XIX, periodo che vide la nascita e la proliferazione della pasticceria come vera e propria arte.
Il termine regali nel titolo è inteso come aggettivo. Infatti le monarchie regnanti in quegli anni videro, l'arte del pasticcere e della realizzazione dei dolci, come un simbolo di potere che i monarchi rappresentavano,
Ecco quindi proliferare dolci lievitati e gonfi con forme che alludevano sia al potere terreno che a quello sovrannaturale.
Pertanto la parola regale significa "dei re".
Non si potevano però tralasciare i dolci dei poveri nati sempre in quel periodo per cui il libro contiene anche queste ricette.
A completamento altre 3 sezioni: lo zucchero (con sciroppi e bagne); le creme (oltre 50 ricette dalle versioni base alle variazioni sul tema) e "la Dispensa del Castello" con liquori, conserve, acque profumate, ecc.

Anche stavolta ho l'onore di vedere una mia ricetta inserita nel libro nella sezione creme; si tratta della Namelaka aromatizzata all'arancia che avevo realizzato nella sfida degli strudel (qui)

Anche questa volta il libro dell'MTChallenge non è fine a se stesso.
Acquistando una copia di "Dolci Regali" contribuirai alla creazione di una borsa di studio per i ragazzi di Piazza dei Mestieri (link; http://www.piazzadeimestieri.it), un progetto rivolto ai giovani oggetto dellla dispersione scolastica e che si propone di insegnare loro gli antichi mestieri di un tempo, in uno spazio che ricrea l'atmosfera di una vecchia piazza, con le botteghe di una volta, dal ciabattino, al sarto, al mastro birraio e, ovviamente, anche al cuoco. La Piazza dei Mestieri si ispira dichiaratamente a ricreare il clima delle piazze di una volta, dove persone, arti e mestieri si incontravano e, con un processo di osmosi culturale, si trasferivano vicendevolmente conoscenze e abilità: la centralità del progetto è ovviamente rivolta ai ragazzi che trovano in questa Piazza un punto di aggregazione che fonde i contenuti educativi con uno sguardo positivo e fiducioso nei confronti della realtà, derivato proprio dall'apprendimento al lavoro, dal modo di usare il proprio tempo libero alla valorizzazione dei propri talenti anche attraverso l'introduzione all'arte, alla musica e al gusto.

COLOPHON
Titolo: Dolci regali
Casa editrice: Sacep editori
Collana: I libri dell'MTC
Direzione, coordinamento e editing Fabrizio Fassari e Alessandra Gennaro
Fotografie: Paolo Picciotto
Illustrazioni; Mai Esteve
Impaginazione: Barbara Ottonello
Prezzo: 18 Euro
ISBN 978-88-6373-
In vendita nelle principali librerie, su Amazon, Ibs, etc.

martedì 25 novembre 2014

PEANUTS'S MUFFINS


Fin da piccolo la lettura è stata una delle mie passioni.
Del resto mio padre vendeva libri per la UnEdi (Unione Editoriale) ed era anche lui un accanito lettore.
Ho cominciato a leggere verso i 4 anni. Abitavo a Siena; ci eravamo trasferiti da Gallarate perché, visti gli ottimi risultati che aveva ottenuto, avevano proposto a mio padre L'agenzia di quella meravigliosa città.
Tutte le sere, con mio nonno Giovanni, guardavo "Non è mai troppo tardi" con il maestro Manzi e devo a lui e alla pazienza di mio nonno se a quell'età sapevo già leggere, scrivere e fare i conti.
Nella casa dove abitavamo, parte di un ex convento, oltre all'ufficio di mio padre c'era un locale adibito a magazzino dove si trovavano i volumi utilizzati da mio padre per promuovere le enciclopedie che vendeva. Visto che non sono mai andato all'asilo ero sempre con mio nonno; al mattino passeggiata e giochi alla Lizza, giardino pubblico a pochi passi da casa al pomeriggio, dopo il riposino, nel magazzino a sfogliare volumi. Ricordo quanto mi piacessero Tuttitalia e Il milione enciclopedie, diciamo così, geografiche. E poi c'erano i giornali.
All'epoca mio padre acquistava tutti i giorni, al mattino il Corriere della sera e nel tardo pomeriggio La Notte. La domenica poi La domenica del corriere le cui copertine erano illustrate da Walter Molino allievo del grande Achille Beltrame.
Quando ci trasferimmo a Brescia avevo 7 anni e mio padre, che era un appassionato di fumetti (Tex, Zagor, Comandante Mark, Il piccolo ranger) cominciò a comprarmi Topolino e il corrierino dei piccoli dove c'erano i Puffi, Michel Vaillant, Cocco Bill di Jacovitti, Valentina Mela Verde con il fratello soprannominato Miura dalla mitica Lamborghini.
La passione per i fumetti è poi proseguita con L'Intrepido e Il monello. Adoravo Billy Bis e la sua Isotta Fraschini e mi piaceva molto anche Lone Wolf.
Ricordo la mia felicità quando mio padre mi regalò una collana di libri per ragazzi, se ricordo bene erano 40 che lessi e rilessi. Le avventure di Tom Sawyer e Piccole donne con relativi con i due successivi li avevo letteralmente consumati.
Naturalmente leggevo anche le "strisce" in particolare Sturmtruppen (la Piccola Fedetta Prussiana mi faceva impazzire) e i mitici Peanuts. Inutile dire che il mio preferito è Snoopy, un po' perché, come me, sogna di volare e combattere contro il Barone Rosso, e un po' perché prende tutto con filosofia e, fondamentalmente, trova sempre il lato positivo delle cose.


Quando ho letto il tema di questo mese nel post di Francesca per il lancio della sfida (qui) ho cominciato a pensare a quale collegamento letterario potevo rifarmi. Ho attivato anche Emanuela e lei subito mi ha lanciato l'idea dei Peanuts. All'inizio avevo pensato di rifarmi a un libro che parlasse di Che Guevara, in particolare, "I diari della motocicletta" ma non riuscivo a trovare una sintesi della personalità del Che. Non che fossi molto convinto nemmeno dei Peanuts ma più ci pensavo e più sentivo che in realtà la filosofia, l'ironia, la satira e la comicità contenuta nelle strisce sia molto rappresentativa di me.
Una volta deciso che il mio spunto erano Charlie Brown (da piccolo avevo anch'io la mia ragazzina dai capelli rossi) e Snoopy dovevo solo decidere gli ingredienti concludendo che due dovevano esserci sicuramente: la zucca (quante strisce sono state fatte con la zucca di Halloween) e, naturalmente, il burro d'arachidi. Non per niente si chiamano Peanuts. Ho poi deciso di aggiungere la farina di mandorle e mandorle a scaglie perché mi piacciono troppo. Ho poi utilizzato, al posto del previsto rum che avevo finito, l'Armagnac.


In questo post non potevo non mettere una strip dei Peanuts e dopo averci pensato a lungo ho deciso di inserire questa dove Lucy, per la prima ed unica volta, abbraccia di sua spontanea volontà Snoopy. Normalmente è quest'ultimo che che lecca o bacia Lucy e lei scaccia sempre con grandi urla. 


Con questa ricetta partecipo al contest MT Challenge di novembre 2014


INGREDIENTI (per 6 muffin medi)
100 g di farina 00
50 g di farina di mandorle
50 g di zucchero di canna
Una punta di cucchiaino di bicarbonato
5 g di lievito chimico per dolci
Un pizzico di sale
Mezzo cucchiaino di cannella in polvere
Mezzo cucchiaino di zenzero in polvere
50 ml di latte
60 g di burro di arachidi
75 g di zucca cotta
Un cucchiaio di Armagnac
Un uovo medio
Mandorle in scaglie
Zucchero a velo

PREPARAZIONE
Pulire e tagliare circa 180-200 g di zucca. Metterla su una teglia coperta da carta forno e infornare a 160°C per circa mezz'ora trascorsa la quale toglierla dal forno e farla raffreddare. Quando la zucca avrà raggiunto la temperatura ambiente schiacciare la polpa con una forchetta fino ad ottenere un composto omogeneo.
Preparare dei pirottini da muffin (io delle formine da muffin in terracotta smaltata) imburrandoli e infarinandoli bene.
Accendere il forno a 190°C in modalità statica.
In una ciotola versare lo zucchero ed il burro di arachidi e lavorarli fino ad ottenere un composto omogeneo. Unire l'uovo, l'Armagnac, la zucca, il latte e mescolare bene per amalgamare il tutto.
In un'altra ciotola versare, setacciando, le farine, il lievito, il bicarbonato e il sale; aggiungere la cannella e lo zenzero e mescolare bene. Versare il composto liquido e dare non più di una decina di mescolate per amalgamare. Si deve ottenere un composto grumoso.
Versare il composto nelle formine riempiendole a circa 2/3. Seminare la superficie con le mandorle in scaglie.
Infornare immediatamente e dopo aver richiuso il portello del forno abbassare la temperatura a 180°C. Fare cuocere per circa 25 minuti. Una volta cotti toglierli dal forno e farli riposare 5 minuti quindi sformarli e porli a raffreddare su una gratella.
Servirli spolverizzati di zucchero a velo.

sabato 25 ottobre 2014

LASAGNA CON FARINA KAMUT


Lo so che fate fatica a crederlo ma, una volta, anch'io ero magro. Anzi ero quello che si suol dire tutto pelle e ossa. Poi ... tutto ebbe inizio.
Erano i primi di novembre di tanti anni fa. Avevo 9 anni. Da qualche anno abitavamo a Brescia ma tutti i nostri parenti vivevano a Gallarate e dintorni. All'epoca le scuole iniziavano il primo di ottobre e quando arrivava l'inizio di novembre si stava a casa 4 giorni. L'uno e il due (Ognissanti e i Morti) di precetto per la Chiesa, il quattro Festa Nazionale delle Forze Armate (era la ricorrenza della fine della I guerra mondiale) e il tre ... ponte. Come sempre eravamo andati a Gallarate per la visita ai cimiteri luoghi dove, in quei giorni, si incontravano persone che non si vedevano da anni anche se vivevano nel circondario. Figuriamoci mia madre e mio padre che vivevano in un altra provincia. E a pranzo, con i parenti i discorsi erano sempre del tipo (chiedo scusa ai milanesi per il dialetto raffazzonato ma in italiano renderebbe meno):
- Tal set che g'ho est al cimiteri?
- No. Dim
- El Giuan co la so mié
- Qual Giuan
- Ma se. El fiö del Carlino.
- Qual Carlino?
- El Carlino de Fern. Ch'el che gha spusat la fiola de Bep el soterù.
- Ah! Ch'el che il fradel lo mort a suldà.
- A proposit! Tal set chi l'è mort?
E così via. 
Eravamo dunque in quel di Gallarate e poco prima di ripartire per Brescia avevo cominciato ad avvertire dei forti dolori sul lato destro del basso ventre e mi era venuta la febbre. Chiaramente i suggerimenti a mia madre si sprecavano: dagli questo; no, dagli quest'altro. Alla fine, dopo avermi chiesto se il dolore era sopportabile, ha deciso che saremmo ritornati a casa immediatamente senza darmi nulla.
Giunti a casa dopo breve consulto telefonico con un medico amico di famiglia e, su suo consiglio, i miei genitori mi portarono al pronto soccorso dell'ospedale dei bambini che era a pochi isolati da casa.
Mi ricoverarono immediatamente e senza nemmeno rendermene conto la mattina presto ero già in sala operatoria. Appendicite acuta con rischio di peritonite.
Mi fecero un piccolo taglietto chiuso con due pinzette metalliche.
E cominciò la mia degenza. I primi giorni totalmente a digiuno senza bere neppure l'acqua. Mia madre mi umettava le labbra con un fazzoletto.
Cominciavo a sognare ad occhi aperti polli arrosto con le patatine, le lasagne di mia madre e tanto altro ben di Dio.
Dopo l'operazione mia madre voleva stare con me anche di notte per cui mi trasferirono dalla corsia alla cameretta privata che tanto privata non era visto che eravamo in 4 degenti per stanza.
Qui, oltre alla fame e alla sete, avevo un problema ancora più grande. Nella stessa stanza era ricoverato un bambino di 4-5 anni che era caduto, aveva battuto la testa ed era in osservazione.
La mamma di questo bambino mi sembra fosse napoletana o comunque da quelle parti ed era di una simpatia devastante. Sì devastante perché era un continuo parlare, fare battute, raccontare storielle divertenti che di per sè erano piacevoli se non fosse stato che ogni volta che mi mettevo a ridere le pinzette dei punti mi facevano ricordare la loro presenza e all'epoca la mia soglia del dolore era molto bassa. Ricordo che pregavo mia madre perché andassero fuori dalla stanza a parlare.
Intanto le visioni dei cibi erano diventati incubi perché l'unica cosa che mi davano da mangiare erano minestrine. Minestrine; più che altro pappette.
Ero stato operato al lunedì mattina e la suora caposala cercava di rincuorarmi dicendomi che la domenica avrei potuto mangiare qualcosa di "solido", probabilmente un risotto. Ora, se ti parlano di risotto tu pensi a quello che ti prepara la domenica la mamma, sempre nella stessa pentola, sempre un po' abbondante perché riscaldato alla sera è ancora più buono, sempre attaccato alla padella così da poter raschiare via la crosticina e oggetto di liti con mio fratello su a chi toccasse farlo.
Le visioni di pollo e lasagne erano quindi inframezzate dal risotto.
Finalmente arrivò la domenica e attendevo il benedetto risotto. A mezzogiorno sentii il carrello arrivare, vidi la suora entrare nella camera con i piatti in mano e mettermi davanti il risotto. Guardai il piatto e vidi un riso stracotto, leggermente brodoso e ... rosso. Non avevo mai mangiato il riso al pomodoro e nonostante la fame lo assaggiai appena giurando a me stesso che mai e poi mai avrei mangiato ancora il riso al pomodoro.
Mi dimisero il venerdì successivo e non ricordo cos'altro mangiai. Ricordo solo che continuavo a dire a mia madre quello che avrei voluto mangiare quando sarei tornato a casa, soprattutto le sue lasagne.
Da allora ho iniziato a non essere più il bambino pelle e ossa di prima ma mangiavo di più e mi irrobustivo. Irrobustirmi perché a ingrassare, come tanti, dopo il matrimonio; sia il primo che il secondo.
Probabilmente anche senza questa degenza sarebbe successo ma siccome si deve sempre cercare la scusante o il responsabile allora verdetto sia:
Ospedale dei bambini di Brescia Umberto I - COLPEVOLE

sabato 27 settembre 2014

CUPOLA DI RISO CON SORPRESA






Quando ho visto che la vincitrice dell'MTC di luglio era Annalena del blog Acquaviva scorre ero sicuro che ci avrebbe proposto per la sfida di settembre qualcosa che avesse a che fare con l'Oriente. Quando aveva vinto la volta precedente aveva scelto il Kaki-Age e questa volta cosa si sarebbe inventata? Tra l'altro aveva anche tutto agosto per pensarci.
Arrivato il fatidico 5 settembre ho letto che il tema della sfida era il riso in 3 dei molteplici tipi di cottura.
Ho subito pensato di coinvolgere il ragazzo di mia figlia Jianou, per tutti noi Ou, che è cinese e lavora in un Take away di gastronomia cinese. Era diverso tempo che volevo fare qualcosa con lui. Ho chiesto a Rossella se era disponibile e, compatibilmente con i nostri impegni, ci siamo ritrovati una sera a cucinare. Precedentemente avevo analizzato con Rossella cosa avremmo potuto preparare e alla fine ci ha convinto questa cupola di riso con all'interno una sorpresa.
Che sorpresa? L'uovo in camicia.
Volevo anche aromatizzare il riso per cui ho pensato allo zenzero che purtroppo non ho trovato fresco. Per controbilanciare i sapori abbastanza decisi di zenzero, olio al peperoncino e prosciutto crudo ho pensato a qualcosa di leggermente "dolce" come i piselli che tra l'altro danno una bella nota cromatica.


Ci siamo accordati che io avrei procurato tutti gli ingredienti tranne il riso a cui avrebbe pensato Ou.
Il riso acquistato da Ou è un Fragrant Thai Dancer, varietà del riso Jasmin. Un riso aromatico naturale di grande qualità che viene coltivato in Thailandia caratterizzato da chicchi lunghi e affusolati ricco di elementi nutritivi e durante la cottura inonda l'ambiente di un piacevolissimo aroma nel mio caso con l'aggiunta del profumo dello zenzero. Questo riso lo si può trovare anche confezionato da aziende italiane.


Alla fine ci siamo divisi i compiti con Ou che si sarebbe occupato del riso e di tutto quanto prevedesse l'uso del coltello.
Vederlo all'opera è uno spettacolo.
Pensavo di non cavarmela male ma dopo che ho visto lui mi sono dovuto ricredere.
Vedere come ha tritato il prosciutto e, soprattutto, come ha spellato i peperoni è stato uno bello e istruttivo.
A proposito di istruttivo qualche mese fa gli ho fatto eliminare la pelle a un filetto di salmone e ho scoperto un trucco che consente di rendere la cosa quasi banale. 
Naturalmente devo ringraziare Rossella che, oltre a darci una mano (non sta ferma neppure a legarla), ha provveduto a fare da traduttrice anche se a volte non c'è stato bisogno di parlare perché arrivavamo ambedue alla stessa conclusione.

giovedì 4 settembre 2014

FRENCH CHOCOLATE CAKE DELLA VAN PELT


























Come ho già avuto modo di dire in altro post, da fine maggio gestisco con mio fratello il bar ristorante della Club House di un circolo di tennis di Brescia, uno dei più vecchi e conosciuti della città.
Stiamo cercando di dare un impronta più personale rispetto al passato ma è sempre complicato rimuovere vecchie abitudini.
La scelta dei dessert da proporre è una delle più ardue anche perché non ne abbiamo un consumo elevato per cui sto cercando di selezionarne alcuni da poter proporre. Non rientrando i dolci tra le mie preferenze mi sono permesso di chiedere qualche suggerimento alle amiche blogger ponendo come vincolo la rapidità, la possibilità di conservazione e naturalmente anche l'estetica.
Mi hanno risposto in tante mettendomi ancora più in difficoltà; sto sperimentando i suggerimenti proposti ,magari aggiungendo qualche tocco personale, e quanto prima metterò al corrente delle scelte.


Qualche giorno fa la carissima Alessandra ha inaugurato il suo nuovo blog An Old Fashioned Lady e tra le prime proposte c'era questa torta che mi ha subito ispirato.
Ho provato a farla e visto che c'erano alcune persone a cena l'ho proposta e servita.
Risultato? È piaciuta molto, in particolare l'abbinamento con la namelaka è stato molto apprezzato e quindi entrerà di sicuro a far parte delle mie proposte per i dessert visto che "fa la sua porca figura".
L'ho subito rifatta anche per fare le fotografie visto che con la prima sono stato preso in contropiede.
Per non smentire quanto riporta Alessandra nel suo post (qui) quando l'ho fatta la prima volta ho aggiunto anch'io un "senza" visto che nell'accingermi a dosare gli ingredienti, la bilancia digitale ha deciso di smettere di funzionare e, visto che la bilancia meccanica che ho in alternativa è totalmente inaffidabile, sono andato, come si suol dire a occhio, a sentimento.


La prima volta ho seguito le dosi di Alessandra ma visto che utilizzo una tortiera da 22 cm, la seconda volta ho modificato i quantitativi mantenendo inalterate le proporzioni. Per semplicità ho aumentato le uova (da 3 a 4) e andando in proporzione con gli altri ingredienti.
Differentemente da quanto indicato sa Alessandra ho foderato solo il fondo della tortiera con carta forno e unto con burro le pareti dell'anello; la torta si è sformata perfettamente.
Non ho potuto usare il forno statico in quanto quello presente ha solo la modalità ventilata e dopo 25 minuti la torta era cotta perfettamente.
Per quanto riguarda la namelaka chiaramente le dosi indicate nella ricetta sono esagerate per l'utilizzo in questo caso ma sono sicuro che quella rimasta non durerà molto. A proposito, nota a margine; da quando mio fratello ha provato la namelaka sono costretto a sorvegliarla perché ogni scusa è buona per mangiarla,
E visto che ho nominato Santin concludo come solito fare lui: "Che dire? Provatela e fatemi sapere".

INGREDIENTI (per 8 porzioni)
155 g di cioccolato fondente (io al 70%)
75 g di burro a pezzetti
4 uova medie intere
115 g di zucchero semolato
27 g di farina
Un pizzico di sale
Qualche goccia di estratto di vaniglia
Zucchero a velo per decorare
8 fragole
Foglioline di menta
Per la namelaka vedi qui

PREPARAZIONE
Per la preparazione della namelaka vedi qui.
Fare sciogliere a bagnomaria il cioccolato e quando comincia a sciogliersi, aggiungere il burro a pezzetti e mescolare fino a quando non si sarà completamente sciolto e amalgamato. Togliere dal bagnomaria e lasciare intiepidire.
In una ciotola ben capiente montare i tuorli con lo zucchero fino a quando si saranno schiariti e saranno soffici e spumosi. Aggiungere ai tuorli il cioccolato fuso nel composto montato ed amalgamare il tutto delicatamente con un cucchiaio di metallo. Versare le gocce di vaniglia e mescolare.
Aggiungere al composto la farina ed il sale setacciati ed incorporarli delicatamente. Si deve evitare il più possibile di smontare il composto. 
Montare gli albumi a neve ben ferma e incorporarli al composto mescolando dal basso verso l'alto per non smontare il composto. Visto che mano a mano che viene aggiunto l'albume la massa lo incorporerà più facilmente ho applicato un suggerimento colto in una trasmissione del mio mito Maurizio Santin. Ho versato un cucchiaio di albume montato e l'ho ben amalgamato al composto quindi ho ripetuto l'operazione aumentando sempre la quantità di albume montato fino al completamento. In totale ho ripetuto l'operazione 5 volte e ho ottenuto che il composto finale risultasse ancora ben montato.
Versare nella teglia ed infornare a forno già caldo a 180°C per 25 minuti.
Lasciare raffreddare nello stampo per una decina di minuti trasferendo delicatamente la torta sul piatto di portata. Spolverare abbondantemente con lo zucchero a velo, tagliare le 8 porzioni e servire in un piatto con un cucchiaio di namelaka e decorare una fragola aperta a ventaglio e foglioline di menta.

lunedì 25 agosto 2014

RISOTTO PROFUMATO ALLA MENTA CON CIPOLLOTTO, ASIAGO E ZAFFERANO



Ultimamente, le poche volte che mi capita di cucinare a casa, mia moglie mi chiede di preparare un risotto cosa che faccio molto volentieri anche perché il riso è un ingrediente che ti consente di spaziare con la fantasia tra una varietà infinita di possibilità.
Chiaramente le richieste di mia moglie non avvengono con un adeguato anticipo ma solitamente poco prima di iniziare a cucinare per cui tu puoi anche spaziare con la fantasia che però viene assolutamente limitatai a quanto c'è nel frigorifero ed in dispensa; questo risotto rientra pienamente nella tipologia.
Ho utilizzato il safran (zafferano) in pistilli che avevo acquistato a Casablanca quando ero stato in crociera tempo fa. Differentemente dal classico zafferano in polvere ha un profumo più marcato e tende a colorare un po' di meno.
Il profumo di menta, pur sentendosi, non era comunque forte e resta una variabile a proprio gusto decidendo se aumentare o diminuire il quantitativo aggiunto al brodo.
La scelta dell'Asiago mezzano rispetto al pressato o allo stagionato è dovuta al voler ottenere un buon compromesso tra il sapore e la facilità di scioglimento e di cremosità.



giovedì 17 luglio 2014

INSALATA DA TIFFANY: PERCHÈ #questoepiubello


Oggi arriva in tutte le librerie il secondo libro della comunity dell'MTChallenge: "Insalate da Tiffany.
In occasione dell'uscita del 1° libro dell'MTChallenge, "L'ora del paté", noi folli partecipanti a questa gara, avevamo infestato Facebook con la frase "Questo Natale niente biscotti" suscitando una incredibile curiosità.
Questa volta l'hashtag è stato #questoepiubello. E anche stavolta abbiamo invaso la rete e anche stavolta non ci hanno capito nulla.

L'argomento di questo nuovo libro è: le insalate come non le avete mai viste
All'interno si possono trovare:
  • 41 ricette di "insalate da Tiffany", ossia le insalate pensate e realizzate non come contorni o piatti veloci, ma come vere e proprie protagoniste delle nostre tavole secondo la moda lanciata da Escoffier & Co. al tempo della nascita dell'arte della ristorazione. Insalate ambientate nella Belle Epoque con pezzi d'epoca originali e preziosissimi e fotorafate da Paolo Picciotto.
  • Tantissimi condimenti, emulsioni stabili e instabili,aceti, olii, sali aromatizzati, citronette, vinaigrette, maionesi e tutto quanto è necessario per condire un'insalata in modo da renderla originale e sempre diversa.
  • 53 ricette facili, vale a dire insalate nel senso più classico del termine con una grafica assolutamente contemporanea con illustrazioni dellla grande Mai.
  • Il c'era una volta con la parte storica, la tecnica, le attrezzature, i consigli e il come si fa.

Anche questa volta il libro dell'MTChallenge non è fine a se stesso.
Acquistando una copia di "Insalata da Tiffany" contribuirai alla creazione di una borsa di studio per i ragazzi di Piazza dei Mestieri (link; http://www.piazzadeimestieri.it), un progetto rivolto ai giovani oggetto dellla dispersione scolastica e che si propone di insegnare loro gli antichi mestieri di un tempo, in uno spazio che ricrea l'atmosfera di una vecchia piazza, con le botteghe di una volta, dal ciabattino, al sarto, al mastro birraio e, ovviamente, anche al cuoco. La Piazza dei Mestieri si ispira dichiaratamente a ricreare il clima delle piazze di una volta, dove persone, arti e mestieri si incontravano e, con un processo di osmosi culturale, si trasferivano vicendevolmente conoscenze e abilità: la centralità del progetto è ovviamente rivolta ai ragazzi che trovano in questa Piazza un punto di aggregazione che fonde i contenuti educativi con uno sguardo positivo e fiducioso nei confronti della realtà, derivato proprio dall'apprendimento al lavoro, dal modo di usare il proprio tempo libero alla valorizzazione dei propri talenti nche attraverso l'introduzione all'arte, alla musica e al gusto.

COLOPHON
Titolo: Insalata da Tiffany
Casa editrice: Sacep editori
Collana: I libri dell'MTC
Fotografie: Paolo Picciotto
Illustrazioni; Mai Esteve
Impaginazione: Barbara Ottonello
Editor: Fabrizio Fazzari
Prezzo: 18 Euro
In vendita nelle principali librerie, su Amazon, Ibs, etc.






Come avevo riportato al lancio del primo libro dell'MTC (qui) nell'Ora del patè era presente una mia ricetta e quando si era cominciato a parlare del secondo era valsa la regola di privilegiare chi non era stato presente nel primo.
Non potete immaginare quindi la sorpresa quando ho ricevuto una mail da Alessandra Wonder Woman Gennaro in cui mi comunicava che nel nuovo libro ci sarebbe stata anche la mia versione della Caesar Salad.

Ringrazio quindi Alessandra per avermi voluto anche stavolta e tutte le amiche e gli amici dell'MTC ed in particolare quelle/i che sono intervenuti una bellissima domenica nel Masonshire dove ci siamo divertiti un mondo a farci fotografare addobbati con le verdure come domentano le due fotografie seguenti.




mercoledì 25 giugno 2014

TORTA AL CACAO



E dopo la ricetta per partecipare all'MTC ecco che arriva quella per il Recipe-tionist di giugno.
La vincitrice di maggio è stata Stefania del blog Cardamomo&co. Per i pochi che non lo sanno Stefania nel suo blog propone tutte ricette gluten-free e scorrendone la lista non si può non restare colpiti dalla quantità e dalla qualità delle stesse.
Deciso che la mia assenza dal Recipe-tionist era stata fin troppo lunga ho cominciato a scorrere l'elenco delle ricette di Stefania  e ne ho salvate una quindicina. Ho lasciato in sospeso la scelta della ricetta da riproporre proponendomi di rileggerle e poi decidere.
Sono passati alcuni giorni e, visto che ai lupi del Grest a metà pomeriggio devo preparare una merenda che può essere frutta, poco richiesta, pane e Nutella, un plebiscito, o delle torte, abbastanza richieste, ho pensato di guardare se tra le ricette di Stefania ci fossero delle torte interessanti e di semplice realizzazione.
Ho dimenticato l'elenco che mi ero estrapolato precedentemente e mi sono concentrato sulle torte.
Scorrendone i titoli ho visto e ricordato che, quando ero stato io il Recipe-tionist del mese (ottobre 2012), Stefania aveva partecipando proponendo la mia torta alle mandorle chiaramente in versione gluten-free (qui). Questo mi ha ulteriormente convinto a riproporre una sua torta.
Dopo aver letto attentamente diverse possibili ricette ho scelto la Torta al cacao e qui trovate la ricetta di Stefania. Perché l'ho scelta? Solo ed esclusivamente per il post e la dedica che accompagnano la ricetta di Stefania anche se sarebbe più corretto affermare che è la ricetta l'accompagnamento.
Chi mi conosce e conosce le mie precedenti partecipazioni al Recipe-tionist sa che mi piace riproporre le ricette sfruttando la concessione che ti da il regolamento di cambiare un ingrediente e/o la presentazione della ricetta. Questa volta avevo deciso che avrei ripetuto pedestremente la ricetta di Stefania perché mi sembrava offensiva qualsiasi variante.

lunedì 23 giugno 2014

PIADINA ROMAGNOLA CON BURRATA E ACCIUGHE


Sono passati quasi due mesi ed ecco che finalmente riesco nuovamente a scrivere qualcosa e a proporre una nuova ricetta.
Anche questa volta riprendo con la proposta per partecipare all'MTC di questo mese. Ultimamente pare che riesca a postare solo ricette per questo.
Dal mio post precedente sono cambiate molte cose. Ho terminato la mia collaborazione nel bar di un amico e mi sono lanciato in una nuova avventura con mio fratello.
Prima di Natale Annamaria, cognata di mia sorella e presidente del Circolo Tennis Forza e Costanza Castello di Brescia, mi chiese se mi sarebbe interessato subentrare al gestore del loro bar-ristorante.
Le ho detto che se ne poteva parlare e ho subito avvertito mio fratello di questa opportunità. Abbiamo sempre desiderato un attività con me in cucina e lui al banco del bar.
Sono passati alcuni mesi quando finalmente Annamaria ci ha comunicato che i tempi erano maturi per questo subentro.
In realtà si tratta di una gestione in senso lato in quanto il bar-ristorante è di servizio al Circolo ed è riservato ai soci.
Presi da una grande carica di entusiasmo ci siamo lanciati nell'impresa ed abbiamo cominciato con una pulizia e sistemazione generale scoprendo che era assolutamente necessaria. Inoltre abbiamo scoperto che la lavastoviglie non funzionava da anni così come il frigorifero del banco bar; che la cucina a sei fuochi ne ha 4 che funzionano bene e 2 quando vogliono loro, vale a dire una volta su tre. Peccato che siano anche gli unici due fuochi "bassi". In aggiunta, la porta del forno non chiudeva bene.
Abbiamo trovato disponibilità da parte di Forza e Costanza ad effettuare degli interventi di manutenzione che però sono stati limitati in quanto le attrezzature sono datate e senza più pezzi di ricambio. 
Purtroppo Forza e Costanza non è proprietaria del centro ma è in convenzione, scaduta, con il Comune di Brescia; avrebbero in programma di intervenire anche su altri fronti quale la sistemazione degli spogliatoi ma non ha senso investire del denaro se non si ha una prospettiva di alcuni anni. Per cui siamo in attesa di una nuova definizione della convenzione.
Siamo riusciti a riaprire mercoledì maggio e su richiesta di parte dei soci abbiamo organizzato una cena per 30 persone con spiedo alla bresciana. Nonostante i timori tutto è andato alla grande anche grazie allo spiedista che abbiamo ingaggiato per l'occasione.
La nostra preoccupazione era però un'altra.
Il 2 giugno avrebbe avuto inizio il torneo internazionale femminile con prologo delle qualificazioni dal venerdì precedente. La tensione era palpabile in quanto il super-visor della Federazione avrebbe dato i voti alle varie componenti dell'organizzazione del torneo tra cui anche il servizio di ristorazione ed un buon punteggio era indispensabile per richiedere il passaggio del torneo ad una fascia superiore e quindi più importante per il prossimo anno.
I tempi ristretti fra il nostro subentro e l'inizio del torneo ha fatto sì che abbiamo dovuto proporre un menù che non era stato pensato da noi ma dal precedente gestore.
Dal venerdì con l'inizio delle qualificazioni al giovedì quando si sono svolte le semifinali del doppio e i quarti del singolare è stato un continuo preparare paste, insalate, secondi e si cominciava dalle 10 del mattino fino alle 17-18 del pomeriggio e poi la cena. L'unica serata di riposo è stata il mercoledì perché era previsto un buffet per le giocatrici in un altra location, Villa Fenaroli a Rezzato.
Al termine del torneo abbiamo saputo che il super-visor ci aveva dato un voto sufficiente motivandolo che fosse uno stimolo per il prossimo anno. Peccato che abbia espresso e inviato alla Federazione il suo parere prima del nostro buffet di fine torneo che a detta di tutti è stato spettacolare e meglio di quello di Villa Fenaroli. Vi assicuro che sono comunque soddisfazioni.
Non abbiamo potuto goderci il risultato perché il lunedì sono cominciate le settimane GREST della scuola di tennis e, a pranzo, abbiamo dai 20 ai 30 ragazzini (da me definiti lupi per quanto mangiano) e, credetemi, sono dei tester incredibili. Sentirsi dire dai genitori che, secondo i "lupi", le nostre polpette vegetariane sono diventate un mito, che una carbonara così buona non l'hanno mai mangiata e che mangiano meglio che a casa ti fa sembrare più leggera una settimana in realtà pesante.
La prossima mission che ci siamo riproposti con il Direttore del Circolo, Alberto Paris, è quella di cercare di coinvolgere i soci in cene che non siano conseguenti alla partita a tennis con amici ma che portino i soci a vivere al circolo indipendentemente dal gioco.
Non sarà semplice ma abbiamo intenzione di proporre serate tematiche tipo: pesce, paella, grigliate, vegetariano, ecc. che speriamo siano coinvolgenti.


domenica 27 aprile 2014

PETTO D'ANATRA E FEGATO DI VITELLO ALL'ACETO BALSAMICO


Alcuni miei amici, dopo il diploma, si erano iscritti alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano e, per il primo biennio, seguivano i corsi presso la sede distaccata di Brescia con obbligo di frequenza. Io stesso mi ero iscritto a Ingegneria ma, visto che avevo trovato un lavoro, non potevo avere una frequenza continua per cui per gli esami dipendevo direttamente dalla sede di Milano. Non era un grosso problema visto che mi ero iscritto solo per rinviare il servizio militare in attesa che ottenere una risposta alla mia richiesta di dispensa in quanto unica persona a lavorare in famiglia e, comunque un paio di esami li ho anche dati con risultati positivi. Per la cronaca non ho avuto la dispensa dal servizio militare ma sono stato congedato prima ancora di partire con la qualifica di metereologista radiotelegrafista nell'Arma dell'Aeronautica.
Chiaramente, una volta iscritti all'università, si ampliarono le conoscenze dei miei amici e, visto che alla sera continuavamo a frequentarci, conseguentemente anche le mie. Tra le tante nuove conoscenze c'era anche una ragazza di nome Fausta di cui era infatuato il mio amico Luciano (già più volte citato in questo blog). Fausta viveva a Lonato, località vicina a Desenzano del Garda, in una bellissima villa in collina con un magnifico parco con relativa piscina. Mi sembra quasi inutile dire che, vista la disponibilità di Fausta e dei suoi genitori, ogni occasione era buona per ritrovarci a casa sua.
Il papà di Fausta era originario della zona tra la Toscana ed il Lazio e era tradizione che a Pasquetta lui e i suoi amici preparassero la porchetta. Quell'anno, 1980, tra gli invitati dei genitori e quelli di Fausta ci ritrovammo, in una splendida giornata di sole, in una quarantina di persone pronte a mangiare tutto quello che era stato preparato ed a sbranare quella porchetta che di ridotto aveva solo il nome perché le dimensioni erano tuttaltro che piccole. Il pranzo iniziò e continuò abbondante e in allegria fino a quando, finalmente, arrivò il momento della porchetta. Portata dallo spiedo nel bel mezzo della tavolata il papà di Fausta iniziò a tagliarla asportandole per prima cosa le orecchie. Le mise in due piatti dandone uno a sua moglie poi si avvicinò ad una signora e le offrì il piatto con l'orecchio tra gli applausi; la mamma di Fausta venne verso di me e mi offrì il suo piatto con l'altro orecchio anche qui tra gli applausi di tutti.
Io, ignorante, ringraziai ma non capivo perché tutti si complimentassero e guardavo nel piatto il "misero" orecchio. Vista la mia perplessità Fausta mi spiegò che era tradizione che i padroni di casa offrissero l'orecchio del maiale, ritenuta la parte migliore per la sua croccantezza, ai due ospiti più "graditi".
Ebbene sì, lo confesso, da ragazzo piacevo molto alle mamme delle mie amiche probabilmente perché ero ritenuto il classico "bravo ragazzo". Peccato che le figlie, pur mantenendo ottimi rapporti, avessero altre mire. Mi piace pensare che non volessero dare soddisfazione alle mamme.


sabato 8 marzo 2014

RISOTTO AI LAMPONI E ROBIOLA PER UNLAMPONELCUORE


Con questa iniziativa, i food blogger che aderiscono a "unlamponelcuore" intendono far conoscere il progetto "lamponi di pace" della Cooperativa Agricola Insieme (http://coop-insieme.com/), nata nel giugno del 2003 per favorire il ritorno a casa delle donne di Bratunac, dopo la deportazione successiva al massacro di Srebrenica, nel quale le truppe di Radko Mladic uccisero tutti i loro mariti e i loro figli maschi. Per aiutare e sostenere il rientro nelle loro terre devastate dalla guerra civile, dopo circa dieci anni di permanenza nei campi profughi, è nato questo progetto, mirato a riattivare un sistema di microeconomia basato sul recupero dell'antica coltura dei lamponi e sull'organizzazione delle famiglie in piccole cooperative, al fine di ricostruire la trama di un tessuto sociale fondato sull'aiuto reciproco, sul mutuo sostegno e sulla collaborazione di tutti. A distanza di oltre dieci anni dall'inaugurazione del progetto, il sogno di questa cooperativa è diventato una realtà viva e vitale, capace di vita autonoma e simbolo concreto della trasformazione della parola "ritorno" nella scelta del "restare".



Sono venuto a conoscenza della cooperativa Agricola Insieme da questo post pubblicato da Annamaria sul suo blog La cucina di qb ed il suo racconto non ha potuto emozionarmi e quando Wonder Woman Alessandra ha proposto l'iniziativa che poi ha preso il nome di Unlamponelcuore non ho potuto esimermi dal partecipare.
Mi fa oltremodo piacere che questa iniziativa avvenga l'8 marzo, festa della donna e, come riportato nella fotografia iniziale del post, per un 8 marzo senza la solita mimosa.
Voglio sgombrare il campo da ogni possibile equivoco. Personalmente trovo la festa della donna una non festa perché non viene utilizzata festeggiare la donna in quanto tale ma è l'occasione per parlare dei problemi delle donne. Ma non è parlandone o sensibilizzando l'opinione pubblica un giorno all'anno che si risolvono le differenze che tuttora esistono tra uomo e donna nei più svariati campi. Se si vuole risolverli veramente se ne deve discutere ed affrontare tutti i giorni e non solo l'8 marzo.
Personalmente sono favorevole ad una società matriarcale e sono sempre più convinto che se fossero le donne a tenere il bastone del comando vivremmo in un mondo migliore.
Le donne, pur con tutti i loro difetti, sono molto più razionali, sensibili ed attente al benessere delle persone che le circondano degli uomini.
Parlando in generale, escludendo quindi casi particolari, le donne, rispetto agli uomini, sono molto meno curruttibili e meno propense ad atti di forza bruta.
Non è assolutamente un caso che la Gran Bretagna abbia risolto la crisi in cui era finita grazie ad una donna, Margaret Thatcher e non è un caso che a capo della più grande economia europea ci sia un'altra donna, la tanto detestata Angela Merkel. Detestata dalle altre nazioni ma non sicuramente dai tedeschi.
E quando arriverà una donna che riuscirà a rilanciare anche la nostra Italia. Purtroppo sono abbastanza certo che che detiene le chiavi del potere se ne guarderà bene da lasciare che ciò avvenga perché sono altrettanto sicuro che sono consapevoli che una Angela Merkel italiana impiegherebbe poco tempo ad eliminare privilegi e stonature presenti nella politica italiana.
Il problema è che le donne hanno poca fiducia in loro stesse e nelle loro colleghe e difficilmente, su temi importanti, riescono a fare quadrato altrimenti il potere sarebbe già loro.
Per cui festeggiamo le donne 365 giorni all'anno e aiutiamole nelle loro battaglie perché quello che sanno e sapranno donarci vale infinitamente di più di ogni nostro sforzo. 


Tornando all'iniziativa Unlamponelcuore i blogger partecipanti si sono impegnati a pubblicare una ricetta in cui tra gli ingredienti principali ci fosse il lampone. Secondo voi non potevo non andare controcorrente e non proporre una ricetta salata con alla base un ingrediente che di norma si usa nel dolce? Chiaro che sì, per cui è nata questa idea del risotto ai lamponi e alla robiola. Ricetta che ha avuto come tester mia moglie, mia suocera e i miei figli con approvazione unanime.


domenica 23 febbraio 2014

STRUCOLO CON PEPERONI, ROSA CAMUNA E SALSA DEL MANZO ALL'OLIO





Oh Mari, Mari.
Che cos'hai combinato?
Ero tranquillo fino a ieri
ma da oggi sono innamorato!
Non mi piaceva quello strugolo
con tutte quelle mele
ma con questo intingolo
non mangiarlo sarebbe crudele.
E questo è proprio il terzo,
il mio primo salato.
No, non è uno scherzo
e non ero neppure obbligato.
Adesso il pallino l'ha la Gennaro
che, nonostante l'incidente,
magari piano come un carbonaro
un commento lo lascia sicuramente.


Ho seguito il consiglio che mi aveva lasciato commentando il mio primo strudel, Mari del blog Lasagna Pazza, e dopo aver preparato due versioni dello strudel dolce ho voluto provare anche quello salato, detto strucolo, cotto non al forno ma bollito.
Ho pensato che fosse giusto prepararne una versione che avesse una precisa connotazione con il territorio che da ormai tantissimi anni mi ospita.
Per il ripieno volevo un formaggio tipicamente bresciano e, una volta scartato il bagoss che non ritengo adatto per la sua consistenza, mi sono orientato sulle tante formaggelle che vengono prodotte nelle nostre valli e, a questo punto, è stato abbastanza semplice optare per la Rosa Camuna. 
Il formaggio Rosa Camuna presenta la tipica forma a fiore stilizzato simile a quello che le antiche popolazioni incisero sulle rocce della valle e che è anche il simbolo della Regione Lombardia. Il formaggio Rosa Camuna è a pasta semicotta, e viene prodotto con latte parzialmente scremato in centrifuga. Viene salato con la salamoia per 10-12 ore e prevede una stagionatura che va dai 30 ai 45 giorni.
Anche la salsa volevo che fosse fortemente caratterizzata dal territorio bresciano. Avevo pensato al classico burro versato con salvia che viene usato come condimento dei nostri mitici casonsei. Mi piaceva l'idea ma questo condimento non si può dire che sia tipicamente bresciano in quanto lo si ritrova in tantissime ricette di altre provincie e regioni.



Poi sistemando alcune carte ho trovato un foglio dove avevo annotato alcune ricette che mi ripromettevo di fare e tra le tante c'è anche il "Manzo all'olio" che è più che un piatto bresciano. È un piatto della Franciacorta e, ancora più precisamente, è una ricetta del paese di Rovato.
In realtà ho già preparato il manzo all'olio ma non avevo ancora iniziato l'avventura di questo blog e ricordo chiaramente che mi era avanzato un po' di sughetto che avevo utilizzato per condire la pasta il giorno successivo. Immaginando il sapore del mio strogolo ho pensato che quell'intingolo sarebbe stato perfetto come accompagnamento.
Alcune considerazioni sulla riuscita del piatto.
Ho tirato la sfoglia un po' troppo fine e al termine della cottura lo strogolo si è, come dire, un po' seduto.
Emanuela quando l'ha visto non era molto entusiasta dell'assaggio mentre mia figlia mi ha dato il beneficio del dubbio. Alla fine è piaciuto a tutti e, praticamente, non è rimasto nulla.
La Rosa Camuna era spettacolare! Una crema compatta e con i peperoni ci stava benissimo.
Per la salsa? Beh! Per la salsa leggete gli ingredienti e ditemi se non può uscire un qualcosa di più che buono.
Per completare la contaminazione bresciana consiglio di accompagnare questo piatto con delle Bollicine della Franciacorta.

Con questa ricetta partecipo al contest di Menù Turistico - MT Challenge di febbraio 2014

domenica 16 febbraio 2014

STRUDEL DI FRUTTA SECCA E CREMA NAMELAKA




Per fortuna non mi piace lo strudel.
La ricetta per il tema di questo mese dell'MTC l'ho già fatta e chi ha avuto l'occasione di leggere il relativo post ricorderà che mia moglie Emanuela mi aveva suggerito di fare uno strudel con la frutta secca e la crema pasticcera.
Mi sono sentito in debito con lei per cui ho voluto preparare anche la "sua" versione.
E per confermare il pronostico della carissima Flavia (al secolo Elisa Baker) ecco la mia seconda ricetta dello strudel in versione dolce.  



Per l'abbinamento ho pensato alla crema dolce che io preferisco: la namelaka. Crema che ho scoperto grazie ad una ricetta di Maurizio Santin vista su Gambero Rosso Channel e da me a suo tempo provata (qui).
In quella trasmissione ricordo che Santin affermò che la namelaka si prestava benissimo ad essere aromatizzata (io ho già provato con il basilico) e/o colorata e visto che mi sono arrivate delle splendide arance da Ribera ho pensato di aromatizzarla all'arancia. La crema è rimasta più o meno del suo colore naturale mentre sapore e profumo erano inconfondibili.


Questa volta in cottura lo strudel si è leggermente aperto per circa metà lunghezza mentre la crema pasticcera si è come nascosta alla vista ma si sente assolutamente all'assaggio.


Con questa ricetta partecipo al contest di Menù Turistico - MT Challenge di febbraio 2014

giovedì 13 febbraio 2014

STRUDEL APERTO CON FRUTTA ESOTICA E GELATO AL CIOCCOLATO DEL "PASTICCIERE DEL RE"












Martedì 4 febbraio 2014 - Ore 20,30
Ho la mente ottenebrata dagli indizi relativi alla ricetta oggetto della sfida di febbraio dell'MTC. Mi domando che cosa si saranno inventate Mari del blog Lasagna Pazza (vincitrice della sfida di gennaio) e WonderWoman Gennaro. Gli indizi, come detto, non mi aiutano. Qualcuno, dopo aver saputo chi era la vincente del mese scorso, aveva commentato un post su Facebook dicendo che stavolta era probabile si finisse su qualche ricetta di pesce. Magari. Ma non ne sono convinto. È tutto il giorno che qualcosa mi frulla in testa e mi rendo conto che la mia mente si rifiuta di prendere in considerazione questa eventualità. Ho proprio paura che si andrà su qualcosa di dolce. Incrocio le dita.
Mercoledì 5 febbraio 2014 - Ore 10,30
Sono appena uscito da un colloquio con l'assessore all'ambiente di un Comune vicino a quello in cui abito. Salgo in auto e prendo il tablet. Voglio connettermi per vedere quel'è la ricetta della sfida. Digito l'indirizzo del sito, premo invio e ... wait. Sta caricando. È passato solo un secondo e mi rendo conto che la sindrome della clessidra mi ha colpito a fondo. Fisso lo schermo e attendo. Finalmente inizia a comporsi l'immagine, quanto tempo è passato? Cinque secondi. Un'eternità. Comincio a scorrere l'immagine, ecco:
MTC n° 36: la ricetta della sfida di febbraio è ...
Fisso il titolo inebetito. Lo strudel? Ma se nemmeno mi piace! Lo sapevo, un dolce, che palle. Continuo a fissare il titolo. Ca..o: la pasta sfoglia, ecco il vero tema della sfida e la mia voglia di partecipare questo mese è scesa in cantina o anche più giù.
Scorro il post e comincio a leggere: ...le versioni proposte sono due, una dolce e una salata... Anche salata; mi rinfranco un pochino e continuo a leggere: ...La caratteristica principale dello strudel è la sua sfoglia- e su questa verterà la parte più tecnica della sfida... Vedi? Avevo ragione. Comincio a pensare al panetto di impasto da spalmare con il burro e ripiegare, spalmare e ripiegare, fare raffreddare stendere con il mattarello, spalmare e ripiegare, spalmare e ripiegare. Per quante volte si dovrà ripetere il ciclo? Sette? Otto?
Continuo a leggere ...strudel dolce, con cottura in forno; la seconda è quella dello strudel salato (o strucolo), che viene avvolto in un canovaccio e bollito... Bollito? A questa poi proprio non la sapevo ma la sfida mi ispira sempre meno. Proseguo ...In tutti i casi, il limite delle vostre proposte è sempre fissato a 5 ricette (non 10, come mi auguro che non sia venuto in mente a nessuno)... Sinceramente è un problema che non mi pongo. Sarà tanto se riuscirò a farne una. Arrivo in fondo al post, leggo la spiegazione degli indizi e mando la Gennaro a visitare un paese lontano. Ma lontano, lontano. Ora non ho tempo e nemmeno voglia di leggere la ricetta di Mari. Lo farò stasera. Forse.


Mercoledì 5 febbraio 2014 - Ore 18,00
Sono davanti al computer e vado sul blog di Mari a leggere la ricetta. Scorro la prima parte e, come sempre, scopro tante cose che non sapevo. Apprezzo soprattutto i riferimenti storici. Mi piace scoprire quali sono le origini di ricette che ormai sono parte della nostra tradizione. Arrivo agli ingredienti e tra quelli della sfoglia vedo che non c'è il burro. Scorro velocemente per andare a vedere la preparazione e mi rendo conto che la sfoglia dello strudel non è la millefoglie. E vai! Continuo a leggere e mi rendo conto che mi ricorda tanto la sfoglia della torta pasqualina. Cavolo, quella mi ero divertito a farla, ricordo che ne avevo fatte due versioni. Il tema di questo mese comincia ad intrigarmi.
Due colpi di clacson. Sta arrivando la Manu. Abbandono il computer e vado ad accoglierla. Dopo i soliti convenevoli: Come stai? Tutto bene in ufficio? Sei stanca?
- Hanno pubblicato il tema della sfida del mese dell'MTC.
- È vero era oggi. E qual'è?
- Lo strudel
- Non mi piace, lo sai
- Dolce o salato
- Non mi piace lo stesso
- Ma lo devo fare
- Almeno non metterci le mele
- No! quelle non le metto di sicuro. Avevo pensato a un ripieno tropicale tipo l'ananas.
- No, l'ananas non va bene. È troppo umido. Perché non fai qualcosa con la frutta secca?
- No, non mi convince. Beh ci penso un po' su.
Giovedì 6 febbraio 2014 - Ore 00,30
Sono a letto e prendo il tablet per leggere un libro. Ieri ho terminato "Il pasticciere del Re" di Anthony Capella. Il protagonista, Carlo Demirco, è bravissimo a preparare sorbetti e gelati. Gelati? Con lo strudel bisogna abbinare qualcosa tipo creme, salse, gelati e sorbetti. Potrei abbinare un gelato descritto, per quanto succintamente, nel libro. Mi ispirava molto quello al cioccolato. Vado a rileggerlo.

Gelato al cioccolato: non è facile da preparare, ma il risultato vale tutti gli sforzi. Mescolate una tazza di polvere di cioccolato e mezza tazza di zucchero. Aggiungete latte freddo fino a ottenere una pasta, poi due tazze di latte ben caldo. Fate sobbollire piano, senza smettere di mescolare, per otto minuti. Poi togliete dalla fiamma e aggiungete sei tavolette di cioccolata da un’oncia, tritate finemente. In una ciotola sbattete sei tuorli d’uovo e mezza tazza di zucchero fino a ottenere un composto bello chiaro. Versatevi il cioccolato, sbattendo con forza. Scaldate senza far bollire; aggiungete mezza tazza di sciroppo di zucchero; lasciate raffreddare in un bagno di acqua fredda, e infine incorporate due tazze di panna doppia prima di congelare.

Ho deciso. Farò il cioccolato come da ricetta del libro aromatizzandolo con il mio peperoncino. E lo strudel? Avendo scelto il gelato cioccolato sono ancora più convinto di fare un ripieno con frutta tropicale. Penso a quali mi piacciono di più. Cocco, banana e mango. Il cocco non lo posso mettere a pezzetti, troppo "coriaceo". E poi non ho proprio idea di come possa essere dopo la cottura. La ricetta di Mari nel ripieno ha usato il pangrattato. Perfetto lo sostituisco con la polpa di cocco grattugiata. E invece della cannella userò lo zenzero. Per limitare l'umidità della frutta all'interno farò un taglio longitudinale così da consentirne l'uscita.
Ho deciso. Mi rigiro nel letto e mi addormento immediatamente.


Domenica 9 febbraio 2014 - Ore 13,00
Servo alla Manu il mio dessert. Strudel aperto con frutta esotica e gelato al cioccolato al peperoncino del "Pasticciere del Re". Lo assaggia e attendo il suo parere.
- Uhm, uhm. Non c'è male
- Davvero niente male. Si sentono tutti i sapori, la frutta, lo zenzero. E che profumo di cocco.
- Adesso il gelato. Uhmmm, buonissimo. Avevo paura che fosse troppo dolce e invece è veramente ... buono. E mi piace anche il retro gusto del peperoncino che non senti all'inizio ma che poi avverti distintamente.
Finisce la porzione mangiando lo strudel da solo, il gelato da solo e poi insieme.
- Bravo. Non pensavo che saresti riuscito a farmi mangiare uno strudel così di gusto.
Domenica 9 febbraio 2014 - Ore 21,30
Siamo all'intervallo del posticipo del Campionato Italiano di calcio. Stasera è Inter-Sassuolo e come sempre si soffre. Entra in sala la Manu per fare uscire la Ginger per i suoi bisogni.
- Tato, non fare più quel gelato
- Perché?
- Perché l'ho finito tutto
Rido
- Allora ti è piaciuto?
- Secondo te? Anzi, non è che c'è la ricetta per fare il fiordilatte?

Questa è la genesi di questa ricetta che, guarda caso, mi sono anche divertito a preparare.
Ho voluto aggiungere una sfida ulteriore a quella proposta dall'MTC. Nonostante abbia la gelatiera ho voluto provare a fare il gelato come descritto nel libro senza utilizzare accessori elettrici. Ho utilizzato il freezer, visto che non avevo a disposizione una ghiacciaia come Carlo Demirco, ma per il resto ciotole, pentolini, mestoli, fruste, posate e olio di gomito. E sono soddisfatissimo del risultato ottenuto.
Rispetto alla ricetta riportata nel libro ho sostituito lo sciroppo di zucchero con la soluzione di glucosio sia perché non volevo un gelato troppo dolce sia perché quest'ultima evita la cristallizzazione degli zuccheri.
Ho aggiunto anche il sale perché comunque nel libro viene sempre usato il salnitro (evito di dirvi come era ottenuto) o, successivamente, il sale per fare addensare il gelato.
Per le quantità ho ipotizzato che la tazza usata come unità di misura sia la stessa usata nei paesi anglosassoni e ho fatto le conseguenti equivalenze dividendo il tutto per 2 perché mi sembrava troppo.

Avevo pensato di racchiudere lo strudel ed il gelato in una gabbia di caramello ma non mi è venuto bene né la gabbia né la fotografia per cui alla fine ho rinunciato. Ho pensato però che fosse giusto fare vedere, seppur ignobile, quale sia stato il risultato.


A proposito di fotografie, le condizioni di luce (di sera in interno) e di temperatura (con mia suocera e la Manu 22° in casa è appena accettabile) hanno fatto sì che, per mantenere una certa consistenza del gelato, ho dovuto preparare la pallina quando questo ancora piuttosto solido (per non dire duro) e rimettere la pallina in freezer fino al momento di utilizzarla; nonostante questo accorgimento ed il piatto freddo, si può notare che già si stava sciogliendo alla base.


Con questa ricetta partecipo al contest di Menù Turistico - MT Challenge di febbraio 2014

domenica 2 febbraio 2014

POLLO SPEZIATO CON VERDURE ALL'ORIENTALE



In questi giorni mio figlio Giacomo ed io abbiamo iniziato una nuova avventura nel variegato mondo dei blogger.
Tutto è nato qualche mese fa quando, parlando con Giacomo, sono venuto a sapere che ad alcuni suoi amici americani sarebbe piaciuto trovare in un blog i piatti della tradizione italiana nella loro versione classica e non "americanizzata".
A Giacomo sarebbe piaciuto anche fornire un'informazione di località e luoghi italiani fuori dai classici tour per stranieri e la conseguenza logica è stata quella di pensare di abbinare una ricetta per ogni località proposta.
Inizialmente avevamo pensato di escludere le grandi città ma, dopo approfondite discussioni, abbiamo deciso di proporre anche delle attrazioni che pur essendo in città turistiche sono fuori dai circuiti internazionali.
L'idea di partenza c'era; si trattava ora di decidere come svilupparla ed attuarla.
Innanzi tutto abbiamo deciso che doveva essere in lingua inglese e, vista la mia indiosincrazia per questo idioma, la stesura delle scritte del blog e dei testi dei post la avrebbe fatta Giacomo con eventuale supporto di Rossella.
Io mi sarei occupato delle ricette: esecuzione, fotografia, descrizione (tradotta poi dai figli).
Giacomo delle località e dei luoghi di interesse.
Per il nome del blog è stato logico, soprattutto per aumentare le possibilità direperibilità con i motori di ricerca, scegliere Italian places and recipes
Come potevamo dare una sequenza se non logica quanto meno lineare a quello che saremmo andati a pubblicare?
Dopo qualche settimana in cui avevamo spesso delle idee che naufragavano con la stessa velocità della loro nascita Giacomo mi dice: "Perché non facciamo raccontare il tutto a due personaggi, padre e figlio, cuoco e viaggiatore e che si prendono amabilmente in giro?".
L'approvazione è stata immediata come anche l'idea di non presentarci "fotograficamente" ma con un'immagine che fosse la nostra caricatura.
A questo punto ci è venuta in aiuto la Mai (I colori della curcuma) che si è offerta di prepararci le nostre caricature e l'immagine dell'intestazione del blog.


Il risultato è andato oltre le nostre più rosee aspettative e ci siamo immediatamente riconosciuti e identificati nelle immagini di Mai.
Alla fine Johnnie (io) e Jammy (Giacomo) si trovano improvvisamente in Italia e cominciamo a girarla senza un itinerario ben definito ed a proporre 1 o 2 post relativi a luoghi che consigliamo di visitare abbinati ad un post con la ricetta che avremo scelto per quella località. Il tutto con un filo conduttore ironico e divertito.
Vediamo se saremo capaci di realizzare qualcosa di interessante.


Questa ricetta è nata perché oggi dovevo mangiare del petto di pollo che, anziché fare come al solito alla griglia, ho voluto cucinare con ingredienti e spezie che richiamano i paesi asiatici.

lunedì 27 gennaio 2014

SPEZZATINO DI CINGHIALE, PURÈ DI CAROTE E CIPOLLE ROSSE AGRODOLCI


Nuovo anno e si riparte con le sfide dell'MTC.
Questo mese il tema è stato scelto da Chiara e Marta, due sorelle toscane, del blog La cucina spontanea che hanno proposto lo spezzatino.
Dallo spezzatino alle cotture a fuoco lento il passo è stato spontaneo.
Come al solito le concorrenti si sono sbizzarite sia nella scelta delle carni che negli abbinamenti che nei metodi di cottura.
Confesso che, dopo aver letto il post di Fabiana del blog Tagli e intagli con il suo Spezzatino ancestrale cotto nella terra come fanno i Maori, mi sono chiesto se era il caso di partecipare o passare la mano.
Al di là dell'ammirazione per la proposta di Fabiana resta il fatto che ho sempre interpretato l'MTC soprattutto come una sfida con me stesso e non con gli altri per cui non mi restava che mettermi all'opera.
Contrariamente a quanto di norma faccio con i post dell'MTC, questa volta non racconterò né anedotti né storielle ma mi limiterò a raccontare come è nata l'idea di questa ricetta.


Il 5 gennaio, domenica, prima di andare a leggere quale fosse il tema della sfida, ho messo in cottura quello che avevo programmato per il pranzo. Stracotto d'asino con polenta (tra l'altro non ho ancora preparato il post relativo).
Quando ho letto il tema del mese non ho potuto fare a meno di sorridere pensando che la carne d'asino sarebbe stata perfetta per farne uno spezzatino.
Tralasciando l'asino inizialmente avevo pensato di preparare una ricetta che avesse delle contaminazioni orientali per cui ho chiesto a mia figlia Rossella di chiedere al suo ragazzo Hou se ci fosse qualche ricetta cinese che potesse essere considerata uno spezzatino.
Non ho ottenuto delle risposte che mi stimolassero a mettermi ai fornelli per cui ho guardato in altre direzioni.
Un giorno dando una lettura rapida al Giornale di Brescia ho visto un articolo che informava che era stato dato il via libera alla caccia per il contenimento del numero dei cinghiali che popolano le colline ed i monti del bresciano.
Ho un amico cacciatore e ricordai che tempo addietro mi disse che la caccia ai cinghiali non era aperta a tutti perché, controllata e contingentata dalla Provincia, possibile solo in caso di selezione e contenimento degli esemplari e che solo una ristretta cerchia di cacciatori poteva praticarla.
Leggere questo articolo sul giornale e decidere di fare uno spezzatino di cinghiale è stato praticamente simultaneo.



A quel punto dovevo recuperare della carne di cinghiale ed il mio amico cacciatore, da me interpellato, mi ho dato un nominativo di un macellaio della provincia che teneva questa qualità di carne.
Mi sono procurato la carne, confezionatami sottovuoto e, in funzione di altri impegni, ho programmato l'esecuzione della ricetta per domenica 26.
Potete immaginare la mia sorpresa quando giovedì 23, aprendo la mail vedo il solito messaggio di Giallo Zafferano con la ricetta del giorno "Spezzatino di cinghiale con polenta taragna".
Di norma vado a leggere queste mail solo quando vedo nel titolo ricette che suscitano il mio interesse (abbastanza poche) altrimenti le cancello.
Questa volta non ho potuto fare a meno di andare a leggerla anche per un confronto con quella che avevo in mente io e benché qualche similitudine ovviamente ci sia, ci sono anche differenze negli ingredienti della marinatura e dell'intingolo dello spezzatino.


Nel lancio della sfida era indicato come obbligatorio abbinare allo spezzatino almeno un contorno e qualche cosa che servisse a raccogliere l'intingolo.
Per quest'ultimo la scelta è stata immediata. Fin da quando l'avevo fatto nell'ottobre del 2012 volevo rifare il Katmer Pogaça, il pane sfogliato turco e stavolta l'ho fatto semplice senza il ripieno.
Per l'accompagnamento avevo poche idee e confuse. Visto che il cinghiale è comunque selvaggina avevo pensato a una confettura di frutti di bosco, avevo pensato alle classiche patate, alle fave, ai piselli, etc.
Poi ho letto il post di Fabiana, ho visto le proposte che venivano di volta in volta segnalate su Facebook e mi sono detto che lo spezzatino si poteva pensare di presentarlo con la sua salsa ma con le verdure abbinate ben distinte.
Nel pensare a quello che dovevo acquistare, quando sono arrivato alla carota per il soffritto mi è venuto in mente che, quando ero piccolo e passavo da lei le vacanze, mia nonna Anna mi faceva spesso il purè di carote (qualche volta abbinato a quello di patate). Quindi decisione presa: purè di carote.
Però con il purè di carote dovevo abbinare qualcosa che andasse in contrasto con il suo sapore tendenzialmente dolce. Mi è venuto in mente il soffritto e ho pensato che delle cipolle rosse in agrodolce potessero starci bene.
Considerazioni finali
Il cinghiale dopo una cottura così prolungata (3 ore e mezza) era morbido come burro e si scioglieva in bocca. Non ho aggiunto sale nello spezzatino perché era ben saporito di suo.
Il pane sfogliato è venuto benissimo. Degli 8 pani fatti Emanuela me ne ho lasciasto 1 e mezzo ed il resto se l'è imboscato.
Sono soddisfatto dell'abbinamento con il purè e con le cipolle anche se quest'ultime, lo confesso, non erano come me le ero prefissate. O meglio. Lo erano prima che, convinto di aver spento il fornello, hanno invece proseguito la cottura per altri 10 minuti buoni con la conseguenza che sono venute un po' più scure di quello che mi ero prefissato e un po' più caramellate.
Nell'insieme le mie tester hanno apprezzato.

Nel preparare questo post mi sono accorto che tra i post in bozza c'è anche uno spezzatino speziato che avevo preparato qualche tempo fa. Non sono sicuro di riuscirci ma se mi è possibile proporrò anche quello.


Con questa ricetta partecipo al contest di Menù Turistico - MT Challenge di gennaio 2014