Aprile 1978
Questa notte si corre la 2^ edizione del Rally
1000 Miglia e il mio amico Luciano ed io abbiamo deciso di andare a vedere una prova speciale.
Questa volta verranno con noi anche il nostro amico Marco e suo fratello. Contrariamente alla volta precedente ora abbiamo la patente e un potente mezzo a disposizione: la vecchia auto della mamma di Luciano, la mitica Autobianchi Primula color marrone (per me l'unica prodotta di quel colore), 1400 cc di cilindrata, volante in legno e cambio al volante, affettuosamente chiamata "Ferrari" per via del consumo (4 km con un litro di benzina).
La prova speciale che andremo a vedere è la Muratello percorso che conosciamo bene perché diverse volte, la domenica mattina, l'abbiamo percosa a piedi di corsa; salita da Nave e discesa verso Brescia (tutto il giro ca. 25 km di cui 5-6 in salita).
Verranno effettuati 2 passaggi ed il primo è verso le 23. Verso le 20 Luciano passa a prendermi e ci avviamo verso la casa di Marco. Stavolta ci siamo organizzati; Luciano ha concordato con Marco che noi penseremo ai panini e loro alle bevande. Abbiamo preparato 20 panini; in 4 basteranno? Carichiamo Marco e suo fratello e relativi borsoni e ci avviamo verso la sommità del Colle Maddalena dove lasceremo la "Ferrari" poi circa un km per arrivare all'ultimo tornante prima della fine prova.
Nel percorrere la salita ad ogni tornante siamo oggetto degli sberleffi degli spettatori già appostati. Sì perché la Primula, oltre a consumare come una Ferrari ha lo sterzo di un ... dragster per cui ad ogni tornante bisogna fare almeno due manovre. Con quella macchina pensare a un "pendolo" o a un "punta-tacco" per ridurre il raggio di curvatura è pura utopia.
Arriviamo in cima, parcheggiamo e ci si avvia verso la postazione prescelta. Scegliamo il posto, comodo e con buona visibilità.
Vicino a noi si posizionano 4 ragazzi veneti e nell'attesa del passaggio dei concorrenti si discorre, come al solito, di motori, calcio e donne (non necessariamente in quest'ordine).
Mi viene sete: "Marco, cosa hai preso da bere? C'è una Coca Cola?".
Marco mi guarda stranito: "Bere? Noi abbiamo preso da mangiare. Le bevande dovevate portarle voi!".
Ci voltiamo tutti a guardare Luciano. Lui non lo ammetterà mai ma sono sicuro che ha ragione Marco.
Domando a Marco: "E cosa hai portato da mangiare?".
"Volevamo fare dei panini ma non abbiamo avuto tempo per cui siamo andati al Ceppo (nota gastronomia bresciana) ed abbiamo preso insalata russa, patè di fegato e del pane".
Non scherzo, saranno stati un kg di insalata russa e mezzo kg di paté.
Imprecazioni a non finire, abbiamo quintalate di cibo e niente da bere. E il bar più vicino è in cima al colle.
Uno dei ragazzi veneti ha ascoltato tutto e ci propone uno scambio; loro da buoni veneti hanno portato soprattutto da bere. Metà insalata russa e metà patè per un bottiglione di vino. Affare fatto.
Alla fine abbiamo deciso di mettere tutto in comune e nell'attesa del secondo passaggio, nel pieno della notte, ci siamo messi a cantare di tutto.
Ricordo che a un certo punto uno dei veneti ha intonato "Quel mazzolin di fiori ..." e, nel buio della notte, una voce distante da noi una ventina di metri ha risposto "... che vien dalla montagna ..." trascinando nel canto anche altre persone che sentivi ma non vedevi.
Alla fine del secondo passaggio abbiamo raccolto le nostre cose e siamo tornati al parcheggio. Abbiamo salutato i veneti e siamo tornati a casa.
Non ricordo se ci fossimo presentati o meno ma non è importante; resta il ricordo di una notte passata con amici e sconosciuti in una convivialità spontanea e per questo, bellissima.
La prova speciale che andremo a vedere è la Muratello percorso che conosciamo bene perché diverse volte, la domenica mattina, l'abbiamo percosa a piedi di corsa; salita da Nave e discesa verso Brescia (tutto il giro ca. 25 km di cui 5-6 in salita).
Verranno effettuati 2 passaggi ed il primo è verso le 23. Verso le 20 Luciano passa a prendermi e ci avviamo verso la casa di Marco. Stavolta ci siamo organizzati; Luciano ha concordato con Marco che noi penseremo ai panini e loro alle bevande. Abbiamo preparato 20 panini; in 4 basteranno? Carichiamo Marco e suo fratello e relativi borsoni e ci avviamo verso la sommità del Colle Maddalena dove lasceremo la "Ferrari" poi circa un km per arrivare all'ultimo tornante prima della fine prova.
Nel percorrere la salita ad ogni tornante siamo oggetto degli sberleffi degli spettatori già appostati. Sì perché la Primula, oltre a consumare come una Ferrari ha lo sterzo di un ... dragster per cui ad ogni tornante bisogna fare almeno due manovre. Con quella macchina pensare a un "pendolo" o a un "punta-tacco" per ridurre il raggio di curvatura è pura utopia.
Arriviamo in cima, parcheggiamo e ci si avvia verso la postazione prescelta. Scegliamo il posto, comodo e con buona visibilità.
Vicino a noi si posizionano 4 ragazzi veneti e nell'attesa del passaggio dei concorrenti si discorre, come al solito, di motori, calcio e donne (non necessariamente in quest'ordine).
Mi viene sete: "Marco, cosa hai preso da bere? C'è una Coca Cola?".
Marco mi guarda stranito: "Bere? Noi abbiamo preso da mangiare. Le bevande dovevate portarle voi!".
Ci voltiamo tutti a guardare Luciano. Lui non lo ammetterà mai ma sono sicuro che ha ragione Marco.
Domando a Marco: "E cosa hai portato da mangiare?".
"Volevamo fare dei panini ma non abbiamo avuto tempo per cui siamo andati al Ceppo (nota gastronomia bresciana) ed abbiamo preso insalata russa, patè di fegato e del pane".
Non scherzo, saranno stati un kg di insalata russa e mezzo kg di paté.
Imprecazioni a non finire, abbiamo quintalate di cibo e niente da bere. E il bar più vicino è in cima al colle.
Uno dei ragazzi veneti ha ascoltato tutto e ci propone uno scambio; loro da buoni veneti hanno portato soprattutto da bere. Metà insalata russa e metà patè per un bottiglione di vino. Affare fatto.
Alla fine abbiamo deciso di mettere tutto in comune e nell'attesa del secondo passaggio, nel pieno della notte, ci siamo messi a cantare di tutto.
Ricordo che a un certo punto uno dei veneti ha intonato "Quel mazzolin di fiori ..." e, nel buio della notte, una voce distante da noi una ventina di metri ha risposto "... che vien dalla montagna ..." trascinando nel canto anche altre persone che sentivi ma non vedevi.
Alla fine del secondo passaggio abbiamo raccolto le nostre cose e siamo tornati al parcheggio. Abbiamo salutato i veneti e siamo tornati a casa.
Non ricordo se ci fossimo presentati o meno ma non è importante; resta il ricordo di una notte passata con amici e sconosciuti in una convivialità spontanea e per questo, bellissima.
Quando ho letto il tema dall'MTC di febbraio scelto da Bucci mi sono detto che stavolta non avrei dovuto pensare a che storiella raccontare perché il patè lo associo sempre a quella notte e che mi intrigava molto fare l'anatra all'arancia in versione patè.
Ho preso come base la ricetta del petto d'anatra all'arancia che avevo fatto qualche tempo fa e l'ho poi adattata alla versione patè
Con questa ricetta partecipo al contest di Menù Turistico - MT Challenge di febbraio 2012
INGREDIENTI
500 g d'anatra a pezzetti
3 arance
4 cucchiai d'olio
1 bicchierino di rum
Pepe
Sale
100 g di burro
PREPARAZIONE
Spremere le arance.
Prendere i pezzetti d'anatra salarli e peparli.
In una padella mettere l'olio e quando è caldo unire i pezzetti d'anatra dalla parte della pelle.
Fare cuocere per un paio di minuti tenendoli premuti sul fondo con una paletta.
Continuare poi la cottura per altri 2 minuti. Girare i petti d'anatra e far cuocere per altri 4-5 minuti.
Prendere i pezzetti d'anatra e metterli su una teglia con carta forno e infornate a 125° per 20 minuti.
Sfumare
i succhi di cottura dei petti con il rum quindi aggiungere il succo
d'arancia e fare restringere della metà.
Terminata la
cottura dell'anatra togliere la pelle, avvolgere i pezzetti in carta d'alluminio e metterli a riposare
nel forno socchiuso a 80° per un quarto d'ora.
Aggiungere la pelle al succo d'arancia e lasciare sobbollire.
Prendere i pezzetti d'anatra e tagliarli grossolanamente. Eliminare la pelle dal succo d'arancia.
Mettere nel mixer l'anatra con 2-3 cucchiai del succo d'arancia ed azionare fino a quando la carne non sarà ridotta in poltiglia.
Aggiungere il burro a temperatura ambiente ed azionare il mixer fino ad ottenere un composto compatto.
Mettere a riposare in frigorifero almeno mezz'ora.
In
un piatto versare un po' di succo d'arancia e posizionare in una formina il paté.
Decorare con una fetta d'arancia e del verde (io finocchietto selvatico).
Caro gianni il tuo racconto è molto bello, l'ho trovato anche commovente, dato che al richiamo del mazzolin di fiori, nessun italiano puù resistere ;) e la Primula, però io non me la ricordo: mio papà faceva all'epoca il carrozziere ed ero espertissima di ogni macchina, marca e modello.. ho uno lontano ricordo di una autobianchi, ma prima di far figuracce cerco in rete.
RispondiEliminaIl paté che ti sei inventato lo trovo magnifico: gusti perfetti per un piatto del cuore :)
bacioni
Non si può dire che fosse una vettura molto diffusa, anzi, ma per me è stata protagonista di tanti ricordi dai 18 ai 20 anni.
EliminaRiguardo "al mazzolin di fiori" ho un altro ricordo molto più recente legato a Parigi che magari un giorno racconterò
Carissimo.......concordo al 1005 con la cara Cinzia....questo tuo racconto fa emozionare.....e poi te lo dice un veneto che "quel mazzolin di fiori" lo canta di continuo in Brasile ed in Argentina....anche se è un pò diverso dal nostro!
RispondiEliminaIl patè....lo devo ammettere che non è il mio forte....il fegato per me ha ancora un pò di quel "non so che" che non vuole entrare per la mia bocca, al contrario di moglie e figli che lo spalmano come la nutella!!!!! Grandissimo come sempre ;)
Ho scoperto anch'io in questa tornata dell'MTC che il patè non è solo quello di fegato anche se quello è un classico, ma lo puoi fare con qualunque carne o verdura, infatti il mio post di domani sarà il patè di tonno e peperoni.
Eliminail 1005 in realtà è un 100%.......:)))
RispondiEliminaBellissima ricetta e bellissimo il racconto, che ho letto tutto d'un fiato fino all'ultima parola.
RispondiEliminaSono le esperienze della gioventù , tempo in cui tutto era più facile e naturale, arrampicarsi di notte a fare un picnic, senza bevande per veder sfrecciare delle macchine, e ritrovarsi a trascorrere una serata che rimarrà nella memoria per sempre.
ciao loredna
E' vero le esperienze vissute in gioventù, per quanto banali possano sembrare, ti lasciano sempre qualcosa che negli anni ricordi con piacere
EliminaMeno male che avete incontrato i veneti a darvi supporto :)) Noi non ci muoviamo mai senza la scorta bevereccia...anche solo acqua a volte, ma il bere non manca mai! Questo paté è stupendo!! io per questo mese salto e mi godo la vostra sfilata di paté ;)
RispondiEliminaun bacione, Vale
Dopo quella notte anch'io non mi muovo mai senza scorta liquida e poi, guardando il lato positivo, quell'inconveniente a dato il via a una notte da ricordare.
EliminaLe avventure di Gianni dovrebbero scriversi in un libro!! :))
RispondiEliminami fai morire!! ma....per l'anatra all'arancia...hai rubato la ricetta a Lolo per caso??? :))
bacioni
ah ah, da buoni veneti! bel racconto e bellissima ricetta, profumata e saporita! ciao
RispondiEliminaFrancesca
Rivisitazione chic e colorata di un super classico! E la foto , la prima soprattutto , ricorda un tramonto! Bellissimo
RispondiEliminaPS Mi piace da matti anche il racconto!!!Grazie mille
Dani
Se ve buenissimo el pate... Ficou com um aspeto maravilhoso e lindo : )
RispondiEliminaBaci
la Primulaaaaaaaaa!!! noi ce l'abbiamo avuta!!!! e, a sentire mio papà, era anche una gran macchina! solo che io me l'ero del tutto dimenticata! ci volevano i tuoi racconti, per recuperare anche questo ricordo. E non sai che piacere mi faccia, in questo periodo, fare un tuffo in questo passato! Grazie!
RispondiEliminaps il patè, ovviamente, è una gran figata... ma questo devo avertelo già detto su FB ;-)
I racconti dei rally sono sempre avvincenti, ricordo una prova speciale in serata sui colli pavesi con freni incandescenti nel buio... epoi si è tutti amici, condivisione di tutto, cibo, bevande e maglioni, non mi meraviglio del coro.... Quanto alla ricetta, è molto elegante e gustosa non ho dubbi...come se l'avessi assaggiata! Aspetto quello tonno e peperoni ....secondo te, che cosa ho postato ieri?.... patè ai peperoni, non ci sono parole! bacioni!
RispondiEliminaCiao Gianni,
RispondiEliminae pensare che io nel 1978 non ero ancora nata… e non ne avevo nemmeno ancora l’intenzione, invece tu eri lì a mangiare paté e bere vino, in un’atmosfera di convivialità che poche volte mi è capitato di sentire. È bello come certi ricordi rimangano vividi nella nostra memoria, hai saputo riportarmi lì insieme a te ed emozionarmi.
Quanto al paté… beh, è un’idea brillante quella di trasformare l’anatra all’arancia in un paté! E chissà che buono… io adoro l’anatra all’arancia, la cucinava mio papà per le occasioni speciali, immaginarne tutti i gusti concentrati in un paté mi alletta moltissimo! Grazie caro Gianni, bellissima anche la presentazione!
Baci, Bucci