Sono passati 2 mesi dal mio ultimo post e, guarda caso, riguardava la sfida dell'MTC. Ho saltato per motivi contingenti la sfida del mese scorso ma, prossimamente, proverò a fare la Fideuà anche perché non posso assolutamente non preparare la proposta della cara amica Mai del blog I colori della curcuma.
Questo mese Anne di Food Blog ha scelto come tema della sfida il Chili ed io ho preparato quello classico con carne mentre per il pane di accompagnamento ho scelto il classico roti (chapati) indiano che però ho aromatizzato allo zenzero; per completare, come contorno, ho accontentato mia moglie ed ho preparato delle patatine fritte in doppia cottura.
Questo mese è anche richiesto di raccontare nel post qualche ricordo legato alla cucina dei cow-boy sia esso ispirato da film, romanzi, esperienze personali e quant'altro.
Chi mi conosce e ha avuto modo di seguire la mia partecipazione all'MTC sa che questa è la parte che più mi mette in difficoltà. Pinocchio, stò scherzando.
Ho deciso di raccontare dei ricordi personali legati alla cucina dei cow-boy e per aiutarmi sono tornato nel luogo dove sono avvenuti. Nel far west? No, a Brescia. La Brescia di circa 40 anni fa. Una città molto cambiata ma per certi versi sempre uguale.
Fisso il boschetto con il suo ponticello di legno a congiungere le due rive del piccolo corso d'acqua che lo attraversa.
Era lì che ci rifugiavamo a giocare; era lì dove avevamo creato un nostro parco giochi.
Scavalcando il muro prefabbricato avevamo i campi da calcio a disposizione.
Sfuttando l'andamento planimetrico del luogo e le cunette dei detriti avevamo realizzato un percorso per le nostre biciclette (per le gare rubavo la Graziella a mia sorella e poi mi toccava passare le ore a ripulirla ed a sistemare i piccoli danni).
Era il nostro poligono per il tiro a segno visto che all'epoca era di moda una pistola giocattolo ad aria compressa, con una forma simile a quella di James Bond, e un fucile anch'esso ad aria compressa. Sparavano proiettili di gomma morbida e venivano caricati piegandone la canna. Per fortuna non avevano una grande gittata ma se venivi colpito a distanza ravvicinata facevano un male cane. Erano la mitica Oklahoma ed il Flobert. Per un paio d'anni sono stati in cima ai giochi che volevo per Natale ma i miei non ne vollero sapere anche perché non erano proprio economiche. Tra gli amici, due avevano la pistola ed uno il fucile per cui sparavamo a turno e il nostro bersaglio preferito erano le lucertole che prendevano il sole sul muro. A modo nostro avevamo anche una certa etica visto che se con un colpo le staccavi la coda guadagnavi un punto ma se colpivi il corpo lo perdevi.
Se non si aveva voglia di giocare ci si sedeva e si parlava e sparlava di tutti quelli che erano i nostri interessi dell'età. Le ragazze all'epoca non erano una priorità per cui l'accesso era assolutamente vietato.
Era lì che avevamo posato delle pietre nel ruscello per aiutarci ad attraversarlo e per proteggere le bottiglie che mettavamo al fresco e, fedeli agli insegnamenti del Manuale delle Giovani Marmotte, avevamo creato un piccolo spiazzo con al centro una serie di pietre poste in circolo nel cui interno accendavamo il fuoco.
Avevamo anche la nostra raffazzonata attrezzatura da cucina.
Tra i detriti dei cantieri ci eravamo procurati 2 grosse beole che appoggiavamo sulle pietre con sotto il fuoco e si cuocevano wurstel e salamine.
Alcuni spezzoni di tondini di ferro ci servivano da spiedo per cucinare le pannocchie di mais che andavamo a rubare in un campo non distante.
Un amico, non ricordo chi, si era procurato una vecchia padella; diceva che era di sua nonna ma, viste le condizioni, eravamo sicuri che non fosse della sua che parlava ma di quella di sua nonna. Lì, come nei fumetti di Tex Willer, cucinavamo i fagioli che, non avendo posate, raccoglievamo con pezzi di pane. Ricordo che una volta cucinammo i fagioli con la carne Simmenthal e le uova, il tutto mescolato insieme. Adesso inorridisco al pensiero ma allora lo mangiammo con gusto.
Chi mi conosce e ha avuto modo di seguire la mia partecipazione all'MTC sa che questa è la parte che più mi mette in difficoltà. Pinocchio, stò scherzando.
Ho deciso di raccontare dei ricordi personali legati alla cucina dei cow-boy e per aiutarmi sono tornato nel luogo dove sono avvenuti. Nel far west? No, a Brescia. La Brescia di circa 40 anni fa. Una città molto cambiata ma per certi versi sempre uguale.
--------------------
Sono seduto su di una panchina del piccolo giardino pubblico posto alla fine di Via Sabotino e che 40 anni fa era un prato incolto e una discarica di materiali edili utilizzati nei tanti cantieri di allora. Guardo verso nord ed in lontananza si vede la sommità del Gölem (Monte Guglielmo) ancora coperta di neve mentre davanti a me c'è quello che noi chiamavamo il "boschetto" e che altro non è che un gruppo di robinie. A sinistra c'è l'edificio che una volta era il collegio dei Padri Maristi e che ora è una scuola professionale della Regione Lombardia. Al posto dei 3 campi da calcio a 7 in terra battuta su cui ho passato ore ed ore di gioco c'è un parcheggio. A destra la cascina, allora fatiscente, è stata ristrutturata ed è la sede provinciale della CISL. Il vecchio muro di cinta con i cocci di vetro in sommità che tante volte ci hanno tagliato quando lo abbiamo scavalcato, non esiste più. Quella che allora era la periferia fa parte ora della cintura attorno al centro storico. Mi viene in mente la canzone di Celentano e non posso fare a meno di pensare che ci sono situazioni che non passano mai di moda. È difficile dire se la nostalgia che mi pervade sia legata al ricordo dei luoghi o di quella spensierata età.Fisso il boschetto con il suo ponticello di legno a congiungere le due rive del piccolo corso d'acqua che lo attraversa.
Era lì che ci rifugiavamo a giocare; era lì dove avevamo creato un nostro parco giochi.
Scavalcando il muro prefabbricato avevamo i campi da calcio a disposizione.
Sfuttando l'andamento planimetrico del luogo e le cunette dei detriti avevamo realizzato un percorso per le nostre biciclette (per le gare rubavo la Graziella a mia sorella e poi mi toccava passare le ore a ripulirla ed a sistemare i piccoli danni).
Era il nostro poligono per il tiro a segno visto che all'epoca era di moda una pistola giocattolo ad aria compressa, con una forma simile a quella di James Bond, e un fucile anch'esso ad aria compressa. Sparavano proiettili di gomma morbida e venivano caricati piegandone la canna. Per fortuna non avevano una grande gittata ma se venivi colpito a distanza ravvicinata facevano un male cane. Erano la mitica Oklahoma ed il Flobert. Per un paio d'anni sono stati in cima ai giochi che volevo per Natale ma i miei non ne vollero sapere anche perché non erano proprio economiche. Tra gli amici, due avevano la pistola ed uno il fucile per cui sparavamo a turno e il nostro bersaglio preferito erano le lucertole che prendevano il sole sul muro. A modo nostro avevamo anche una certa etica visto che se con un colpo le staccavi la coda guadagnavi un punto ma se colpivi il corpo lo perdevi.
Se non si aveva voglia di giocare ci si sedeva e si parlava e sparlava di tutti quelli che erano i nostri interessi dell'età. Le ragazze all'epoca non erano una priorità per cui l'accesso era assolutamente vietato.
Era lì che avevamo posato delle pietre nel ruscello per aiutarci ad attraversarlo e per proteggere le bottiglie che mettavamo al fresco e, fedeli agli insegnamenti del Manuale delle Giovani Marmotte, avevamo creato un piccolo spiazzo con al centro una serie di pietre poste in circolo nel cui interno accendavamo il fuoco.
Avevamo anche la nostra raffazzonata attrezzatura da cucina.
Tra i detriti dei cantieri ci eravamo procurati 2 grosse beole che appoggiavamo sulle pietre con sotto il fuoco e si cuocevano wurstel e salamine.
Alcuni spezzoni di tondini di ferro ci servivano da spiedo per cucinare le pannocchie di mais che andavamo a rubare in un campo non distante.
Un amico, non ricordo chi, si era procurato una vecchia padella; diceva che era di sua nonna ma, viste le condizioni, eravamo sicuri che non fosse della sua che parlava ma di quella di sua nonna. Lì, come nei fumetti di Tex Willer, cucinavamo i fagioli che, non avendo posate, raccoglievamo con pezzi di pane. Ricordo che una volta cucinammo i fagioli con la carne Simmenthal e le uova, il tutto mescolato insieme. Adesso inorridisco al pensiero ma allora lo mangiammo con gusto.
Ci si divertiva un mondo e bastava poco per farci sembrare di vivere delle grandi avventure.
Mi alzo e mi allontano.
Penso ai miei figli ed ai loro giochi alla stessa età e mi domando se si sono persi qualcosa; lo stesso avrà pensato mio padre nei miei confronti e lo penseranno i miei figli con i loro. Si dice che la vita è come una ruota; io la immagino più come una spirale che dall'esterno vada verso il centro ed ogni generazione ne sia una spira, simile ma diversa alla precedente e più va verso il centro e più veloci sono i cambiamenti.
Mi auguro solo che i miei figli ricordando la loro adolescenza possano avere dei ricordi piacevoli come i miei.
Mi alzo e mi allontano.
Penso ai miei figli ed ai loro giochi alla stessa età e mi domando se si sono persi qualcosa; lo stesso avrà pensato mio padre nei miei confronti e lo penseranno i miei figli con i loro. Si dice che la vita è come una ruota; io la immagino più come una spirale che dall'esterno vada verso il centro ed ogni generazione ne sia una spira, simile ma diversa alla precedente e più va verso il centro e più veloci sono i cambiamenti.
Mi auguro solo che i miei figli ricordando la loro adolescenza possano avere dei ricordi piacevoli come i miei.
Io non ho trovato il taglio di carne consigliato da Anne e quello che ho utilizzato era probabilmente troppo magro.
Mi sono limitato nella quantità di peperoncino per paura di farlo troppo piccante; a posteriori penso che la prossima volta ne metterò qualcuno in più per aumentarne la piccantezza che si affievolisce notevolmente eliminando i semi.
Per il roti allo zenzero, per una volta, mi dico bravo perché è buonissimo e profumatissimo.
Con questa ricetta partecipo al contest di Menù Turistico - MT Challenge di aprile 2013
INGREDIENTI (per 4 persone)
Chili con carne
1 Kg di carne di manzo
8 peperoncini Cayenna lunghi
Olio extra vergine d'oliva
Sale
Roti
300 g di farina 00
210 ml di acqua tiepida
2 cucchiaini di zenzero in polvere
Mezzo cicchiaino di sale
Olio extra vergine d'oliva
Patatine fritte
1 Kg di carne di manzo
8 peperoncini Cayenna lunghi
Olio extra vergine d'oliva
Sale
Roti
300 g di farina 00
210 ml di acqua tiepida
2 cucchiaini di zenzero in polvere
Mezzo cicchiaino di sale
Olio extra vergine d'oliva
Patatine fritte
8 patate bianche grosse
Olio di semi di girasole
Sale
Olio di semi di girasole
Sale
PREPARAZIONE
Chili con carne
Preparare i peperoncini tagliandoli a pezzetti ed eliminandone tutti i semini interni. Metterli in una ciotolina e versarci sopra dell'acqua bollente fino a coprirli.
Lasciarli in infusione almeno un paio d'ore quindi frullarli con l'acqua di infusione fino ad ottenere una sorta di cremina.
Tagliare la carne a dadini di circa 2,5 cm di lato.
In una padella di acciaio versare un filino d'olio evo, aggiungere la carne a dadini e la crema di peperoncini ottenuta. Fare cuocere coperto a bassa temperatura per almeno 3 ore controllando ogni tanto (io ho coperto la pentola con un coperchio in silicone con delle lamelle leggere che fanno fuoriuscire l'eventuale vapore in eccesso). A metà cottura regolare di sale.
Come consigliato da Anne ho cucinato il chili la sera e mangiato il giorno dopo a pranzo.
Roti
Versare la farina in una ciotola, aggiungervi il sale e lo zenzero e mescolare bene. Inumidirsi le mani con un po' di olio e, aggiungendo l'acqua poco per volta, impastare fino ad ottenere un impasto morbido e liscio. Fare riposare una mezz'ora quindi farne delle palline tutte della stessa dimensione.
Stendere le palline con il mattarello fino ad ottenere dei dischi dello spessore di 1-2 mm.
Fare scaldare molto bene una padella con un filo d'olio evo distribuito con carta assorbente e, quando sarà ben calda, mettere a cuocere un disco di impasto. Dopo un paio di minuti si saranno formate delle bolle; girare il roti e fare cuocere ancora per un paio di minuti.
Ripetere l'operazione con tutti gli altri dischi.
Per non fare seccare il roti inumidirne un lato tamponando con l'olio d'oliva.
Tenere in caldo nel forno socchiuso a 70°C.
Patatine fritte
Preparare i peperoncini tagliandoli a pezzetti ed eliminandone tutti i semini interni. Metterli in una ciotolina e versarci sopra dell'acqua bollente fino a coprirli.
Lasciarli in infusione almeno un paio d'ore quindi frullarli con l'acqua di infusione fino ad ottenere una sorta di cremina.
Tagliare la carne a dadini di circa 2,5 cm di lato.
In una padella di acciaio versare un filino d'olio evo, aggiungere la carne a dadini e la crema di peperoncini ottenuta. Fare cuocere coperto a bassa temperatura per almeno 3 ore controllando ogni tanto (io ho coperto la pentola con un coperchio in silicone con delle lamelle leggere che fanno fuoriuscire l'eventuale vapore in eccesso). A metà cottura regolare di sale.
Come consigliato da Anne ho cucinato il chili la sera e mangiato il giorno dopo a pranzo.
Roti
Versare la farina in una ciotola, aggiungervi il sale e lo zenzero e mescolare bene. Inumidirsi le mani con un po' di olio e, aggiungendo l'acqua poco per volta, impastare fino ad ottenere un impasto morbido e liscio. Fare riposare una mezz'ora quindi farne delle palline tutte della stessa dimensione.
Stendere le palline con il mattarello fino ad ottenere dei dischi dello spessore di 1-2 mm.
Fare scaldare molto bene una padella con un filo d'olio evo distribuito con carta assorbente e, quando sarà ben calda, mettere a cuocere un disco di impasto. Dopo un paio di minuti si saranno formate delle bolle; girare il roti e fare cuocere ancora per un paio di minuti.
Ripetere l'operazione con tutti gli altri dischi.
Per non fare seccare il roti inumidirne un lato tamponando con l'olio d'oliva.
Tenere in caldo nel forno socchiuso a 70°C.
Patatine fritte
La prima cosa da fare per avere delle patatine fritte perfette è quella di tagliarle il più possibile uguali e di fare la doppia cottura; la prima per cuocerle uniformemente anche dentro e la seconda per renderle croccanti.
Pelare le patate quindi tagliarle per ottenere dei parallelepipedi aventi una sezione quadrata di circa 8-10 mm per una lunghezza in funzione della dimensione delle patate. Si crea un certo scarto che comunque si può lessare per ottenere altre preparazioni (purè, crocchette, ecc.).
Versare l'olio in una padella che consenta di immergere completamente le patatine e portarlo ad una temperatura di circa 140°C (si possono cuocere anche a più riprese, l'importante è che siano perfettamente immerse). Dopo circa 5 minuti, quando cominceranno appena a colorarsi, toglierle dall'olio, scolarle bene e asciugarle con carta assorbente in modo da eliminare ogni traccia di olio. Quando sarà terminata la cottura di tutte le patatine metterle in una teglia e farle reffreddare nel freezer (io le ho lasciate tutta la notte).
Poco prima di servirle portare l'olio alla temperatura di 170°C (si può utilizzare l'olio della prima cottura in quanto non è stato portato ad alte temperature) quindi immergere le patatine congelate fino a quando non assumeranno un bel colore dorato. Scolarle, eliminare l'olio in eccesso, salarle e servirle.
Saranno belle croccanti all'esterno e morbide all'interno.
Pelare le patate quindi tagliarle per ottenere dei parallelepipedi aventi una sezione quadrata di circa 8-10 mm per una lunghezza in funzione della dimensione delle patate. Si crea un certo scarto che comunque si può lessare per ottenere altre preparazioni (purè, crocchette, ecc.).
Versare l'olio in una padella che consenta di immergere completamente le patatine e portarlo ad una temperatura di circa 140°C (si possono cuocere anche a più riprese, l'importante è che siano perfettamente immerse). Dopo circa 5 minuti, quando cominceranno appena a colorarsi, toglierle dall'olio, scolarle bene e asciugarle con carta assorbente in modo da eliminare ogni traccia di olio. Quando sarà terminata la cottura di tutte le patatine metterle in una teglia e farle reffreddare nel freezer (io le ho lasciate tutta la notte).
Poco prima di servirle portare l'olio alla temperatura di 170°C (si può utilizzare l'olio della prima cottura in quanto non è stato portato ad alte temperature) quindi immergere le patatine congelate fino a quando non assumeranno un bel colore dorato. Scolarle, eliminare l'olio in eccesso, salarle e servirle.
Saranno belle croccanti all'esterno e morbide all'interno.
Stavo in pensiero! ;)
RispondiEliminama veramente bisognava raccontare le nostre esperienze con il mondo dei cow boys? Cavoli non avevo colto, anche perchè ricordo un bel viaggio negli USA una decina di anni fa, e anche se non abbiamo toccato il Texas siamo andati nei classici Stati dei parchi dove abbiamo visto quei luoghi stra famosi dove hanno girato tanti film western :-D E so' stordita io :-D
RispondiEliminaSono contenta di vederti di nuovo! Bravo che sei tornato!
RispondiEliminaE bello stupendo il tuo chili e con i roti, anche se soltanto a guardare quelle patate fritte mi viene fame, sono sicura che tua moglie sarà stata contenta.
un abbraccio!
Bene Gianni: come sempre contestualizzazione ok e ricetta perfetta!
RispondiEliminaGrazie mille
Dani
ecco ero sicura che avresti fatto centro.... ero passata il 27 a salutarti,ed ero anche in pensiero...ora sono proprio contenta del tuo rientro!!!
RispondiEliminaInfatti mi ritrovo un chapati, anzi roti profumatissimo e delle patate che ora mi tocca di fare ... per il mio cucciolo ...che oramai è quasi 165 cm...
un bacione! elena